Negli anni ’90 – per far fronte ad una moltitudine di azioni legali interne, alimentate da veri o pretesi episodi di discriminazione razziale, licenziamenti, abusi sessuali, mobbing ed altro – il gigante USPS (le poste statunitensi, uno dei principali datori di lavoro al mondo, con oltre mezzo milione di dipendenti) ha concordato con le rappresentanze sindacali ed attuato con successo il programma di conciliazione delle controversie di lavoro, denominato REDRESS.
Tale programma è modellato sui canoni della “transformative mediation”, volta ad indirizzare le energie e l’interazione delle parti su una linea attivamente costruttiva, piuttosto che su una solamente “transattiva”, così da “trasformare”in senso migliorativo il prosieguo del rapporto di lavoro. Non a casola parola REDRESS è l’acronimo di “Resolve Employment Disputes Reach Equitable Solution Swiftly”, ma significa anche rimborso o risarcimento.
Dopo una serie di esperimenti-pilota, realizzati in Florida nel 1994, il programma REDRESS è stato esteso in tutti gli uffici dell’USPS. Esso è facoltativo per il dipendente, ma obbligatorio per l’azienda. In altre parole, all’insorgere della controversia, il dipendente ha la facoltà prima di adire il tribunale di rivolgersi ad un conciliatore professionista esterno. Il conciliatore quindi non è nè un rappresentante sindacale, nè un rappresentante della azienda, ma ha il compito di aiutare le parti a trovare un accordo bonario in merito alla lite. Se è il dipendente, inoltre, a richiedere di partecipare al programma di conciliazione, l’azienda è obbligata ad aderirivi ed a sostenere i costi della procedura.
Oggi i conciliatori del USPS sono circa 1.500, sparsi sull’intero territorio nazionale, e con disparate competenze professionali: vi sono consulenti, avvocati, insegnanti, accademici. Tutti devono avere frequentato corsi di formazione, simulazioni di negoziazioni e condotto almeno dieci casi di conciliazione. A garanzia della neutralità – che è connaturata con la funzione di conciliatore – essi non devono inoltre essere stati dipendenti dell’USPS.
L’iter di un procedimento di REDRESS è quello classico della conciliazione:
– Ciascuna delle parti conserva l’opzione di farsi assistere da un rappresentante, al quale non sono richiesti requisiti o condizioni particolari.
– La discussione delle questioni è aperta e diretta fra le parti interessate, in un duplice senso. Da un lato, le parti dibattono senza nessun tramite. Dall’altro decidono in totale autonomia quali argomenti trattare e quali problemi risolvere. Il conciliatore si limita a facilitare la comunicazione ed assiste le parti nella risoluzione finale.
– Il controllo della procedura da parte dei litiganti è totale, dall’avvio alla fase conclusiva: le parti stabiliscono le regole sommarie secondo cui deve svolgersi il procedimento e possono decidere se firmare l’accordo, il quale solo se sottoscritto da entrambe diviene vincolante.
Gli esiti sono molto incoraggianti. Solo nel 2001, su 11.566 tentativi di conciliazione ben il 77% hanno avuto esito positivo, risultando nella risoluzione definitiva delle vertenza tra le parti. Inoltre, nel 90% dei casi le parti hanno dichiarato la loro estrema soddisfazione nella procedura svolta. Come conseguenza, i ricorsi alla giustizia ordinaria da parte dei dipendenti della USPS sono scesi notevolmente.
I risultati positivi del progetto hanno indotto alcuni fra gli ideatori a spostarsi dal settore pubblico a quello privato. Cynthia J. Hallberlin e Mary S. Escano, già legali interni di USPS, sono entrate a far parte di uno degli studi legali più importanti di Washington ed hanno lì avviato un progetto simile a REDRESS, definito “Wins”. A loro parere, se la conciliazione funziona in un’azienda pubblica, non sussistono ostacoli, sul piano teorico, perchè essa funzioni anche nel settore privato.
Il successo del programma REDRESS il quale non tocca diritti indisponibili – dimostra come le grandi organizzazioni possano facilmente trarre grandi benefici, per loro stesse e per i singoli, dal ricorso sistematico a procedure non conflittuali di risoluzione alternativa delle liti di lavoro.
Significativo è poi il fatto che sviluppi, maturati nel settore pubblico, stiano producendo risultati anche in quello privato. L’investimento compiuto dal Governo statunitense nell’avviare il programma “modello”REDRESS ha dunque prodotto effetti benefici a catena.
Mentre continua il dibattito per migliorare l’amministrazione della giustizia, le grandi organizzazioni pubbliche e private, in accordo con le rappresentanze di tutte le parti interessate, non debbono trascurare la possibilità , nè avere timore di “fare da sole”quanto necessario per migliorare l’ambiente di lavoro e le relazioni sindacali.