Per opinione comune, imparare a risolvere i conflitti è un’abilità che si apprende solo in età adulta. In vero, la capacità di affrontare le situazioni conflittuali si sviluppa già in età pre-scolare, durante il gioco con i coetanei, e la scelta del metodo appropriato di soluzione di una lite si manifesta presto come il fattore più importante nel determinarne l’esito finale.
I sistemi di gestione e risoluzione delle controversie si possono collocare su una ideale linea continua (rinuncia, negoziato, conciliazione, arbitrato, giudizio, farsi giustizia da sè). Proseguendo lungo questa linea la lite diventa sempre più avversariale, i costi (monetari, fisici o emotivi) aumentano, le opzioni si riducono e le parti perdono gradualmente la possibilità di controllarne l’esito.
Se prendiamo in considerazione la più tipica delle liti che avvengono sul campo-giochi (un litigio per un giocattolo), possiamo capire come spesso le controversie si risolvono con successo selezionando il metodo corretto per gestirle.
Rinuncia: è la decisione strategica di sottrarsi alla controversia. Spesso la decisione di rinunciare dipende dal relativo squilibrio di poteri tra le parti. Sul campo-giochi, un bambino più piccolo (Mario) decide di lasciare al bambino più grande (Gino) il suo gioco, perchè ha giustamente paura che Gino gli faccia male. Questa è una decisione strategica: “non voglio farmi male”. Dall’altro lato, il bambino più grande può semplicemente decidere che vi sono cose più divertenti con cui giocare. Anche in questo caso si tratta di una decisione strategica: “non vale la pena di litigare per quel gioco”.
Anche gli adulti prendono spesso decisioni strategiche per evitare uno scontro. Ad esempio, uno sceneggiatore convinto che la sua idea per un film sia stata rubata può compiere la scelta strategica di non iniziare una controversia, perchè questo in futuro potrebbe rendergli più difficile lavorare con quello o con altri studi cinematografici. Non si tratta di una semplice resa. È una decisione che prescinde dalla fondatezza della pretesa: si assume che rinunciando al proprio diritto, alla fine, si otterrà più successo e si guadagnerà più denaro.
Negoziazione: consiste in un contatto volontario, diretto e personale tra le parti in lite. Il punto critico di ogni negoziato è in primo luogo la volontà delle parti di comunicare tra loro e l’intenzione di perseguire una soluzione diversa che sia vantaggiosa per entrambi. Poichè vi sono pochi limiti alle potenzialità della trattativa, questo rende possibile diverse soluzioni. Come è naturale, la negoziazione è il metodo principale di risoluzione delle controversie, sia per i bambini che per gli adulti.
Sul campo-giochi, quando due bambini vorrebbero giocare con lo stesso giocattolo la negoziazione prende tipicamente l’aspetto dello scambio. Mario è un buon negoziatore e capisce che se può offrire a Gino un altro giocattolo divertente; così, entrambi potranno esserne soddisfatti.
Un negoziatore adulto e capace persegue allo stesso modo una soluzione reciprocamente soddisfacente (win-win). Questa richiede che le parti lavorino insieme per: (i) identificare e concordare quali siano le questioni controverse; (ii) riconoscere che gli interessi, gli obiettivi e i bisogni delle parti non sono del tutto incompatibili; (iii) comprendere che ciascuno può influenzare l’altro in modo che agisca in maniera mutuamente soddisfacente; (iv) rifiutare altri metodi più aggressivi e avversariali per trattare la controversia.
Conciliazione: la conciliazione è una negoziazione agevolata dall’intervento di un terzo, che aiuta le parti a risolvere la loro controversia. Il conciliatore non prende decisioni, ma piuttosto ascolta entrambe le parti e le aiuta a raggiungere una posizione condivisa.
Ipotizziamo che sul campo-giochi Mario e Gino siano già passati attraverso rinuncia e negoziazione. Il passo successivo è cercare l’intervento di un terzo, ad esempio il conciliatore-mamma. Mario e Gino presentano la loro versione della storia alla mamma, consapevoli che il modo in cui la racconteranno, la loro capacità di apparire in perfetta buona fede e il loro candore saranno essenziali per l’esito finale. Anche se il conciliatore-mamma alla fine non prenderà nessuna decisione potrebbe comunque proporre una soluzione creativa di compromesso, basandosi su quello che ha sentito dai due bambini. Ad esempio suggerendo (ma non ordinando) che Mario giochi con quel giocattolo ancora per cinque minuti, e poi lo lasci per un po’ a Gino. Entrambi i bambini capiscono che la loro versione è stata ascoltata, e che hanno raggiunto da soli un compromesso.
Nel mondo degli adulti il vantaggio principale della conciliazione è che spesso si tratta dell’ultima opportunità per mantenere un certo controllo sulla disputa: un controllo sui costi (finanziari, fisici ed emotivi), un controllo del procedimento e un controllo del risultato. Tuttavia, i presupposti essenziali per il successo del procedimento conciliativo sono gli stessi di quelli del campo-giochi. Apertura, onestà e candore nei confronti del conciliatore; ciascuna delle parti deve fare del proprio meglio per presentare una versione onesta della disputa; ciascuna delle parti deve essere disponibile al compromesso.
Arbitrato: l’arbitrato viene usato quando le parti non solo cercano l’intervento di un terzo, ma stabiliscono che il terzo avrà anche il potere di decidere. L’arbitrato può essere informale quando le parti scelgono qualcuno che fa parte della loro comunità e che entrambe rispettano, oppure può essere assimilato a un procedimento giurisdizionale formale. In ogni modo, quando sottopongono la loro disputa a un arbitro, le parti cercano di ottenere una soluzione più rapida ed efficace dal punto di vista dei costi.
Sul campo-giochi il potere di decidere viene spesso attribuito a un amico comune; qualcuno che ha già avuto esperienze di quel genere e che è percepito come equilibrato e degno di fiducia. Mario e Gino, una volta capito che non sono in grado di risolvere il problema da soli, cercano un modo di prendere comunque una decisione. In maniera analoga, nel mondo adulto la scelta di chi farà da arbitro è decisiva per l’esito stesso della controversia. L’arbitro selezionato dovrà essere in grado di capire la controversia, di ascoltare le prove e di prendere una decisione equa.
Giudizio: il contenzioso formale è in genere riservato al mondo degli adulti. Anche sul campo-giochi però Sam e Jack potrebbero desiderare una decisione conclusiva da parte di un terzo. L’esito di questa scelta è predeterminato: uno dei due bambini (Mario) otterrà il giocattolo e l’altro (Gino) no. In ogni caso ci saranno costi per entrambi. Oltre a non ottenere il giocattolo, Gino potrebbe rimanere risentito nei confronti di Mario e così anche nei confronti del sistema, che ai suoi occhi lo ha trattato ingiustamente. Gino potrebbe aver vinto la battaglia sul giocattolo, ma avrà perso la guerra perchè ha perso un amico e un compagno di giochi.
Nel mondo degli adulti, anche se il giudizio rimane un metodo di soluzione delle dispute legittimo e necessario, i costi finanziari, fisici ed emotivi risultano di fatto spesso spropositati rispetto alla posta in gioco.
Farsi giustizia da sè: questa è la forma più estrema di risoluzione di una disputa, che consiste nell’azione unilaterale di una delle parti. Di solito non vi è comunicazione tra le parti, nessun intervento da parte di terzi e soprattutto nessuna regola.
Sul campo-giochi questo si verifica quando Gino strappa il giocattolo dalle mani di Mario. Gino ha preso la decisione consapevole di risolvere la disputa da sè. Ha abusato della sua posizione di forza e ha utilizzato la forma più violenta e avversariale di risoluzione della disputa. Un campo-giochi dove ogni disputa fosse risolta in questo modo sarebbe un caos totale.
Anche gli adulti spesso si fanno giustizia da sè, adottando talvolta comportamenti illegali. Il padrone di casa che butta tutti gli averi dell’inquilino in strada senza aver ottenuto lo sfratto, o il vicino di casa che abbatte la nostra pianta sono tutti chiari esempi di giustizia fatta da sè. Come ogni bambino dovrebbe imparare che questi sistemi non sono accettabili, spesso anche agli adulti andrebbe ricordato che questi atti di giustizia sommaria non sono quasi mai apprezzabili.
Giuseppe De Palo
Luigi Cominelli
da Lessons from the Playground: What We Can Learn From How Kids Resolve Their Disputes
di Jeffrey I. Abrams