Dopo quasi un decennio di preparativi, l’India sta valutando l’idea di varare due riforme in tema di case management e conciliazione.
Giudici e avvocati stanno lavorando per dare esecuzione a queste riforme nelle Corti di tutti i 28 Stati indiani, grazie al supporto innovativo della Corte Suprema, alla legislazione che autorizza i tribunali a mandare le parti in conciliazione e agli sforzi pionieristici degli avvocati.
Anche i giudici delle Corti indiane hanno risentito del sovraccarico di arretrato. A questo problema si aggiunge la mancanza di programmi di case management che consentano al tribunale un controllo sull’andamento delle cause.
In conclusione, in India non sono ancora disponibili strumenti di risoluzione delle controversie, come ad esempio la conciliazione, che offrano un metodo per la risoluzione delle liti pronto, diretto ed efficace.
Il contesto storico
Il sistema legale indiano si fonda essenzialmente sul modello del common law britannico. Molti dei principi giuridici britannici sono stati adottati (ed adattati) dal popolo indiano. Il sistema giudiziario è altamente rispettato dai cittadini, ma c’è il rischio che senza riforme possa divenire antiquato.
Per esaminare il volume di cause intentate è stata creata un’ampia struttura amministrativa. Nel frattempo, le richieste di rinvio dei processi sono diventate un fenomeno diffuso. In molti casi le parti in lite non vedono esaminato il loro caso prima di 10 anni dalla presentazione – a cui dovrà poi aggiungersi il tempo richiesto per l’appello. Basti pensare che alcune cause promosse negli anni ‘60 sono ancora pendenti.
Per contrastare l’arretrato le Corti indiane hanno utilizzato diversi mezzi di risoluzione alternativa delle controversie. Una di queste tecniche, l’arbitrato, da tempo è riconosciuta come una valida alternativa al giudizio ordinario. Tuttavia l’arbitrato è spesso un procedimento lungo, formale e dall’esito imprevedibile, e il suo successo fino ad ora non è certo stato travolgente.
Da quando è stato reintrodotto nel 1980, un altro metodo di risoluzione delle controversie, il lok adalat, ha ricevuto maggiore considerazione. In origine il lok adalat era un antico metodo di risoluzione usato dalle popolazioni tribali. Il Legal Services Authority Act (1987) ne ha favorito la rinascita per fornire ai contendenti strumenti per risolvere le loro controversie in modo pronto ed economico.
In sostanza il lok adalat può essere paragonato agli incontri di conciliazione, con la differenza che nel lok adalat i neutrali sono membri anziani dell’ordine degli avvocati. Questi “giudici”del lok adalat presiedono in commissione a un lungo elenco di cause che sono decise nel corso di una sola giornata e in sedute pubbliche (alla presenza di altre parti ed avvocati); solitamente essi tendono a fornire le loro valutazioni fin dall’inizio di ogni udienza.
Nel lok adalat le negoziazioni non sono lunghe; i “giudici”ascoltano brevemente le posizioni delle parti ed esprimono le loro considerazioni sul reclamo. In altre parole, il lok adalat è un procedimento valutativo e le negoziazioni rappresentano un aspetto secondario. Le parti non rivestono un ruolo attivo quando presentano o negoziano la loro questione; sono gli avvocati che hanno questo potere nell’interesse delle parti. È da notare che le parti possono partecipare al lok adalat senza pagare onorari e diritti, con la conseguenza che questo mezzo è accessibile anche a coloro che hanno limitate disponibilità finanziarie. Di fatto, il lok adalat è stato utilizzato principalmente nelle controversie per lesioni personali e per altre richieste di indennizzo che coinvolgono compagnie di assicurazione. Le parti hanno il diritto di decidere se ricorrere o meno al lok adalat per risolvere la loro controversia.
Poichè il lok adalat ha risolto un significativo numero di controversie e si è ritenuto una efficace e rapida alternativa al giudizio, esso continuerà ad essere un importante mezzo di soluzione delle liti anche quando verranno attuate le riforme in tema di case management e conciliazione.
I rimedi antichi
Non diversamente da altri paesi, l’India ha una lunga storia per quanto concerne la risoluzione delle controversie senza il ricorso a giudizi formali. Ad Ahmedabad per esempio, un centro industriale situato nello Stato di Gujarat (India centrale), i più importanti commercianti di stoffe si sono uniti per dare vita ad un’associazione incaricata dai sui stessi soci di risolvere le liti insorte tra di essi. Maskati Mahajan, questo è il nome dell’associazione, prevede che alcuni stimati uomini di affari si mettano a disposizione in base a turni giornalieri per ascoltare le lamentele e risolvere le dispute.
Un’altra forma di risoluzione rapida delle controversie usata ancora oggi da una tribù è il ricorso ai panchas, ossia ai saggi. I membri della tribù che sono in lite tra loro si incontrano con un pancha per presentare le loro doglianze e tentare di trovare un accordo. Se tale tentativo fallisce la questione è presentata in un incontro pubblico, dove sono presenti tutti i membri interessati della tribù. Dopo aver ascoltato le richieste, le difese e preso in considerazione gli interessi di tutta la tribù, il pancha tenta nuovamente di mettere d’accordo le parti. Se non è ancora possibile raggiungere una soluzione emana una decisione vincolante.
La decisione del pancha è guidata dal diritto tribale ma anche dall’interesse generale della tribù a mantenere relazioni pacifiche e prospere. Tutti i procedimenti si svolgono oralmente e non vengono tenute registrazioni nè del processo nè della decisione.
Altri antichi metodi di risoluzione delle controversie sono utilizzati in via informale in tutta l’India. Questi procedimenti, che offrono alle parti la possibilità di una partecipazione diretta e di una rapida composizione della lite, difettano spesso di un approccio standard e sistematico alla risoluzione del conflitto. Per questo può essere difficile ricorrervi quando le dispute coinvolgono soggetti di differenti regioni, tribù o culture.
La conciliazione ha per certi versi una notevole somiglianza con questi antichi metodi di risoluzione delle controversie. Nella conciliazione le parti vengono incoraggiate a partecipare attivamente al procedimento; la discussione fa perno sulla legge applicabile e sugli interessi delle parti. Il conciliatore, che è un esperto nel processo di risoluzione della disputa, controlla il procedimento alla stessa stregua di un capo tribale che svolga le funzioni di paciere. A differenza di alcuni tra questi antichi metodi, tuttavia, la conciliazione è per definizione non vincolante e incoraggia le parti a raggiungere volontariamente un accordo che soddisfi i loro bisogni.
Gli sviluppi recenti
Tra il 1994 e il 1995 la Corte Suprema indiana ha avviato un programma di scambio di informazioni tra Stati Uniti e India, che ha interessato gli alti gradi del potere giudiziario. Il gruppo di studio indo-americano ha suggerito riforme procedurali, tra le quali alcune modifiche legislative che consentano l’uso della conciliazione. Le nuove regole di procedura emanate nel 2002 hanno previsto procedure di case management e la possibilità di obbligare le parti a tentare una procedura di Adr, tra cui la conciliazione (Codice di Procedura Civile, sez. 89).
Questi sforzi sono stati coronati dalla partecipazione dell’India alla Rule of Law Conference organizzata nel 1997 a Berkeley dall’ISDLS (Institute for the Study and Development of Legal Reforms). L’anno successivo, circa 500 avvocati indiani hanno partecipato a una conferenza nello stato del Gujarat sui ritardi nella giustizia civile, discutendo sull’attuazione delle riforme esaminate nella precedente conferenza di Berkeley.
Un altro fattore determinante nella promozione delle iniziative di conciliazione e case management è stata la collaborazione del Law Society Law Institute di Gujarat, una law school che offre programmi di tirocinio e formazione. Negli ultimi tempi le law schools si sono occupate di convegni, corsi di formazione per conciliatori e programmi di attivazione per il case management.
Le iniziative sul case management
La Corte Suprema indiana, l’ISDLS e gli ordini degli avvocati locali si sono concentrati parallelamente sullo sviluppo di linee guida e sull’attuazione di piani che favoriscano un efficiente attivazione del case management da parte dei giudici. Sia in India che negli Stati Uniti sono state organizzate numerose conferenze ed incontri con giudici e alti funzionari della magistratura. Diversi giudici americani tra cui i giudici della Corte Suprema hanno visitato l’India per discutere dei metodi utilizzati per trattare efficacemente le cause.
Le iniziative sulla conciliazione in India hanno beneficiato molto del sostegno dei giudici, così come dei programmi di scambio con gli Stati Uniti e con altri paesi e del contributo in termini di tempo ed energia profuso dagli avvocati indiani. Nessuna persona può però essere paragonata per lo sforzo profuso a Niranjan Bhatt, un avvocato di Ahmedabad che ha dedicato innumerevoli ore e molte delle sue energie a far progredire le riforme sul case management e sulla conciliazione.
Nel 2002 Bhatt, insieme a Sudhir Nanavati, Mayoor Pandya e Himanshu Trivedi, ha creato il Centro di Conciliazione di Ahmedabad, il primo ente privato fornitore di servizi di conciliazione fondato da avvocati in India. L’impegno personale di Bhatt per le iniziative sulla conciliazione in India è il risultato di 46 anni di professione foresne: “durante un’udienza nei miei primi anni di attività , vidi un vecchio cliente stava piangendo in silenzio nell’ultimo banco dell’aula del tribunale, mormorando che non aveva capito niente del procedimento davanti ai giudici e che lui non comprendeva una parola di quello che il suo avvocato stava discutendo in inglese (la lingua ufficiale delle corti). Questo mi colpì profondamente. Io credo che la conciliazione, che era parte del vecchio sistema indiano, è andata perduta perchè i giudici inglesi hanno ritenuto che il diritto di andare in aula parlando inglese fosse più importante della capacità dei soggetti in lite a partecipare attivamente alla risoluzione delle proprie controversie”.
Bhatt è stato coinvolto anche nell’istituzione di programmi di case management, e ha osservato che “le parti attendono (10-20 anni) che il loro caso sia deciso nelle aule del tribunale e concluso in appello. Si è giunti al punto in cui i patrimoni e le responsabilità che si ereditano (dai figli delle parti originarie) comprendono anche le liti”. “Ora, io ho 68 anni. Ho bisogno di fare qualcosa per la mia anima come ha fatto Gandhi. Ora trovo che la vita sia più gratificante e che abbia più senso”.
Le specificità culturali
Le riforme indiane dovranno inevitabilmente prevedere procedimenti e politiche che siano compatibili con le tradizioni nazionali. Come in tutti i paesi, la conciliazione e i programmi di case management verranno influenzati da diversi fattori culturali. Il processo di conciliazione ha una struttura e un metodo di gestione flessibile; è prevedibile che gli indiani svilupperanno una forma di conciliazione coerente con la loro cultura e con i loro usi – probabilmente con adattamenti regionali e locali.
I corsi per conciliatori preparati dall’ISDLS hanno consentito di ampliare e sviluppare i materiali didattici modellati sulla cultura locale. Per esempio, gli avvocati indiani hanno preparato esercitazioni con nomi indiani, valuta indiana e principi giuridici indiani. Niranjan Bhatt ha creato uno dei primi esercizi di simulazione per i conciliatori. Diversi studi sono stati compiuti per mettere a confronto il lok adalat con la conciliazione, ed evidenziare le caratteristiche e i vantaggi di entrambe queste tecniche.
Cosa riserva il futuro
Il presidente della Corte B.N. Kirpal ha ultimato la creazione della National Judicial Academy, ideata per preparare i giudici di tutto il Paese alle tecniche di case management e conciliazione. Kirpal ha inoltre emanato una Dichiarazione Giudiziale a sostegno di queste riforme processuali, e nominerà una commissione di giudici che presiederanno a questi impegni.
Una conferenza nazionale sulla conciliazione è stata organizzata nel maggio del 2003. In questa occasione i rappresentanti della magistratura indiana e degli avvocati provenienti da ogni stato dell’India si sono riuniti per discutere le strategie di attuazione.
In tre giurisdizioni (New Delhi, Bombay e Ahmedabad) saranno istituiti progetti pilota di conciliazione e case management. Se le riforme indiane entreranno in vigore come programmato, entro pochi anni l’India, una delle più grandi democrazie del mondo, avrà a disposizione i programmi più aggiornati di risoluzione delle liti e di case management.
Simona Ruoti
Luigi Cominelli