Uno studio condotto di recente presso l’università del Wisconsin e diretto dal prof. Marc Galanter, ha recentemente affermato che negli ultimi decenni gli Stati Uniti stanno vivendo un lento ma costante decremento nel numero delle controversie che raggiungono la fase della discussione processuale, sia a livello statale che a livello federale.
Lo studio, che è significativamente intitolato “Il processo che svanisce: un’analisi dei processi e delle questioni correlate nelle Corti statali e federali”, sostiene che l’utilizzo crescente dei procedimenti di risoluzione alternativa delle dispute ha portato negli ultimi 40 anni a una significativa diminuzione delle cause che raggiungono la vera e propria fase processuale, anche se questo effetto è difficile da quantificare.
Lo studio ha considerato il numero di casi che hanno raggiunto il dibattimento a partire dal 1962 fino al 2002. Se nei tribunali civili federali le controversie che arrivavano a questa fase nel 1962 rappresentavano l’11,5%, nel 2002 la percentuale era scesa all’1,8%. Nei tribunali statali la percentuale è scesa dal 2% all’1%. In questo ha certamente avuto un ruolo il crescente ricorso agli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, oltre ai costi e ai rischi crescenti del ricorso all’aggiudicazione, nonchè il mutamento di atteggiamento dei giudici, che tendono a considerarsi sempre più risolutori di dispute e sempre meno “aggiudicatori”. Questo cambiamento di mentalità pare essersi compiuto negli anni ’70, quando diversi giudici iniziarono a considerare l’importanza di ricevere una formazione nelle tecniche conciliative.
Una spinta decisiva in questo senso infine è giunta con il Civil Justice Reform Act del 1990, che ha incoraggiato i metodi preventivi di risoluzione delle dispute e ha esplicitamente riconosciuto la conciliazione, la valutazione neutrale e l’arbitrato non-vincolante come sistemi alternativi al processo.
Uno studio “gemello”è stato presentato durante l’ultima riunione della Sezione per il contenzioso dell’American Bar Association da Tom Stipanowich, direttore del CPR Institute for Dispute Resolution di New York. Lo scopo di questo lavoro era quello di verificare in maniera più specifica l’impatto dell’ADR sul declino del processo civile. Anche se il compito è stato reso difficile dalla mancanza di studi ampi sul tema, è possibile affermare che la conciliazione giudiziale ha aumentato la soddisfazione delle parti per quanto riguarda gli esiti e ha migliorato l’ottemperanza degli accordi transattivi. Il numero dei casi sottoposti ai providers di servizi ADR sembra decisamente in crescita.