Il libro è un oasi per il conciliatore e quasi una lettera d’amore. L’autore parla attraverso le metafore dell’arte, della musica jazz per esprimere la sua passione per la conciliazione. Nonostante ciò è un testo pratico e provocatorio, trasparente ed onesto, magico.
Non c’è dubbio che Galton sia un passionario tanto nella conciliazione quanto nella vita, come già dimostra l’introduzione dove l’Autore dichiara apertamente che il fine di questo libro è di parlare di cose che i conciliatori istintivamente capiscono, ma spesso non riescono a mettere in pratica.
Parlando delle sessioni private, Galton individua ciascun “caucus”come uno strumento nelle mani del conciliatore per creare opportunità per una buona negoziazione.
Come conciliatori viviamo in un mondo che si chiede sempre “che farò dopo?”. È da questa prospettiva che l’Autore tratta delle differenze essenziali esistenti tra il tempo e lo spazio, l’ambiente e il movimento delle persone. Galton scrive anche della pazienza, del confrontare ed esaminare le tensioni presenti con l’agenda del conciliatore e del potere e della determinazione delle parti.
Con onestà , umiltà e un po’ di umorismo, l\’Autore indica una lista di cose da ricordare, una guida da leggere prima di ogni conciliazione, in modo tale da evitare gli impasse e di imporre il nostro punto di vista ai partecipanti alla conciliazione.
Galton parla di cose che tutti i conciliatori sentono e si domandano, ma di cui non necessariamente parlano. È un saggio che i conciliatori professionisti dovrebbero leggere una volta a settimana.