Telus, gigante canadese delle telecomunicazioni, decide di ricorrere ad un conciliatore federale in seguito ad una controversia con il sindacato generale degli impiegati nelle telecomunicazioni che dura ormai da un anno e ha per oggetto il rinnovo del contratto.
Il tavolo delle trattative è ormai all’impasse e l’unica soluzione per riattivare il dialogo è proprio la conciliazione. Come afferma Jim Peters, il vice presidente esecutivo della Telus “Il contratto collettivo è una sfida fondamentale per presentarsi vincenti sul mercato, visto che la maggior parte degli accordi dell’azienda risalgono agli anni ottanta o anche prima, e non fanno riferimento alla tecnologia”.
Il sindacato, però, non la pensa allo stesso modo. Secondo l’Unione degli Impiegati nelle Telecomunicazioni, infatti, l’attuale contratto collettivo con il partner di Telus, BC Tel, è un valido punto di partenza per le trattative future.
Telus, inoltre, ha il problema di conciliare una situazione disomogenea: solo il 60% circa degli impiegati sono sottoposti al contratto attuale della BC Tel, mentre gli altri sottostanno ad altre formule, profondamente diverse dall’accordo principale.
Questi sono i punti di disaccordo tra lavoratori e azienda. Spetta ora alla procedura di conciliazione favorire la stesura di un nuovo documento che incontri la soddisfazione di entrambe le parti, in osservanza ad una clausola prevista dal Codice di Lavoro del Canada, nel caso di rinnovo del contratto.
La conciliazione, come mostra la vicenda Telus, oltre che strumento precipuo di “dispute resolution”, si manifesta in tutta la sua straordinaria valenza quale nuovo metodo per favorire il “deal-making”