Il risanamento dopo il crollo di WorldCom.Inc ha compiuto dei progressi dopo che, lunedì 10 maggio, Citigroup.Inc, il primo istituto di credito statunitense, ha annunciato che avrebbe rimborsato agli investitori 2,65 miliardi di dollari per chiudere la class action che l’ha coinvolta dopo che una delle sue divisioni di investimento ha contribuito a mascherare il falso in bilancio ed a gonfiare i prezzi delle azioni della WorldCom.
La transazione, se fosse approvata dal giudice Denis Cote del Southern District di New York, toglierebbe dalla scena una delle parti centrali del processo WorldCom, generato dalla ammissione della stessa WorldCom di aver nascosto nelle pieghe del proprio bilancio oltre 11 miliardi di dollari di passivo. Tale falso in bilancio ha condotto alla incriminazione del direttore generale di WorldCom, Bernard J. Ebbers, e di diversi altri funzionari, responsabili di aver causato il collasso del prezzo dei titoli della società telefonica, costretta perciò al fallimento e rinata sotto il nome di MCI solo poche settimane fa.
Citigroup, società madre della Salomon Smith Barney, è stata coinvolta nella class action per via delle affermazioni fatte dagli avvocati degli attori, che hanno denunciato una connivenza tra l’analista di punta della Smith Barney nel campo delle telecomunicazioni, Jack Grubman, ed i maggiori funzionari della WorldCom. L’accusa mossa a Grubman, in particolare, è stata di aver agevolato il falso in bilancio di WorldCom attraverso dei falsi materiali compiuti nella redazione di relazioni e dichiarazioni per la registrazione funzionale all’offerta dei titoli WorldCom sui pubblici mercati. Inoltre, secondo quanto affermato dall’accusa, la Salomon Smith Barney avrebbe presumibilmente convogliato azioni in pubblica sottoscrizione nelle mani dei principali dirigenti della WorldCom ed avrebbe prestato al direttore generale Ebbers qualche centinaio di milioni di dollari, il tutto per assicurarsi l’esclusiva sull’intermediazione finanziaria della WorldCom.
Il risarcimento è destinato, per circa 1,4 miliardi di dollari, agli investitori che acquistarono obbligazioni WorldCom emesse nel maggio 2000 e nel maggio 2001. Il resto del denaro, circa 1,2 miliardi di dollari, sarebbe invece destinato a ristorare coloro che acquistarono obbligazioni ed altri strumenti finanziari WorldCom tra l’aprile 1999 ed il 25 giugno 2002, vale a dire fino a meno di un mese prima che la WorldCom dichiarasse la più grande bancarotta della storia degli Stati Uniti.
Se Citigroup uscisse dalla class action, che ha come attore principale la cassa pensioni dello Stato di New York, rappresentata dagli studi Bernstein Litowitz Berger & Grossman di New York e Barrack, Rodos & Bacine di Philadelphia, rimarrebbero comunque in lite altre 16 banche d’affari.
John B. Coffey, dello studio legale Bernstein Litowitz, ha detto: “Questo accordo rappresenta un progresso significativo perchè, per la prima volta, abbiamo un gruppo di imputati che ha deciso di lasciarsi alle spalle questo triste capitolo e di corrispondere una considerevole somma di denaro agli investitori lesi”. Coffey ha anche aggiunto che le altre banche d’affari ancora in causa hanno 45 giorni di tempo per decidere di transigere alle medesime condizioni della Citigroup (il che significa che se, per esempio, la J.P. Morgan Chase dovesse decidere di aderire all’offerta dovrebbe pagare poco più di 1,2 miliardi di dollari).
Se la J.P. Morgan o altre banche d’affari, quali la Lehman Brothers Inc. e la Goldman, Sachs & Co., scegliessero di aderire all’accordo, la somma totale pagata agli investitori ed ai loro legali supererebbe con ogni probabilità la somma record di 3,5 miliardi di dollari raggiunta nella transazione del caso Cendant Corp.
Citigroup ha fatto sapere in un comunicato che l’accordo è stato facilitato dai conciliatori Robert W. Sweet, giudice del Southern District e Michael H. Dolinger, Magistrate Judge. La banca ha detto che Alan Hevesi, il Comptroller dello Stato di New York, ha preso parte giovedì 6 maggio a dei faccia a faccia con gli avvocati degli attori.
Martin London e Richard A. Rosen, avvocati dello studio legale Paul, Weiss, Rifkind, Wharton & Garrison, che rappresenta la banca Smith Barney e Grubman, hanno rifiutato di aggiungere altro alle dichiarazioni.