Deluso dai risultati della prima cognizione sullo stato di attuazione della mediazione, ove solo l’Italia ha prodotto risultati apprezzabili, il Parlamento europeo propone una nuova interpretazione della Direttiva sulla mediazione. Gli Stati membri dovranno ora attenersi a un “Indice di relazione bilanciata” (Cfr. Balanced Relationship Target Number) tra processo e mediazione; in sostanza, ogni anno un numero predefinito di cause civili dovrà essere risolto fuori dai tribunali, anche grazie alla mediazione. Diversamente, la Direttiva dovrà ritenersi violata.
E’ questa l’innovativa proposta di politica del diritto, elaborata dai Professori Giuseppe De Palo e Mary Trevor e supportata con forza dalla europarlamentare Arlene McCarthy: <<esigere dagli Stati Membri un numero minimo di mediazioni all’anno, per contribuire in modo concreto e misurabile a facilitare l’accesso alla giustizia dei casi che più lo meritano>>, determinando così un ideale equilibrio tra la percentuale di controversie che andranno a sentenza e quelle deferite alla mediazione. Il Parlamento europeo vigilerà, dunque, sugli Stati membri affinché questi determinino il loro “numero ideale”, fornendo un strumento quantificabile per accertare se l’equilibrio richiesto dalla Direttiva sia stato effettivamente raggiunto. Non indicare questo numero, e ovviamente non raggiungerlo, equivarrà a violare la Direttiva. Questo numero dovrà essere determinato in ogni Stato Membro sulla base di elementi oggettivi comuni tra cui per esempio, oltre a indicatori macro-economici generali, dati relativi alla situazione dell’amministrazione della giustizia civile, e alla infrastruttura di mediazione in un dato Paese.
Con riferimento all’amministrazione della giustizia civili, le fonti per determinare il numero potranno includere la durata media dei processi civili, il rapporto della Banca Mondiale e quello della Commissione europea sull’efficienza della giustizia in seno al Consiglio d’Europa.
Con riferimento all’infrastruttura di mediazione di un dato Paese, la valutazione potrà concentrarsi, tra gli altri elementi, sulla capacità operativa degli organismi, derivabile dal numero di casi mediati e dal gradimento degli utenti; sui costi per potenziare tale infrastruttura e renderla in grado di gestire la quantità desiderata di controversie; e sulle politiche di mediazione esistenti nel Paese.
Come è ovvio all’interno dell’Unione europea, ogni Stato Membro potrà scegliere gli strumenti normativi ritenuti più idonei per raggiungere il proprio Indice di Relazione Bilanciata. Così, gli Stati che non vogliono introdurre la mediazione obbligatoria potranno fare ricorso a strumenti come la partecipazione obbligatoria a sessioni informative, incentivi economici, la conciliazione delegata automatica e simili. Ma se questi strumenti dovessero dimostrarsi inefficaci, la Direttiva, in base a questa innovativa interpretazione, richiederà che lo Stato cambi le politiche adottate. La McCarthy ha già annunciato che presenterà questa proposta alla Commissione giuridica del Parlamento europeo il prossimo autunno. Non resta che attendere.