Il capo del Federal Service of Mediation and Conciliation è pronto a convocare al tavolo delle trattative il management e i lavoratori portuali della costa occidentale.
Ma il conciliatore Peter Hurtgen, giunto a San Francisco da Washington per gestire il caso, non si aspetta la ripresa dei negoziati prima di una settimana, come ha asserito il presidente dell’Associazione Marittima del Pacifico, Joe Miniace.
Per tutta l’estate entrambe le parti, che hanno la responsabilità di tutti gli scali portuali della costa occidentale, hanno negoziato senza un intermediario. Ognuno ha accusato gli altri di temporeggiare e di rappresentare in modo errato la posizione della parte avversa. Nonostante tutto, però, le trattative sono andate avanti, col risultato di prolungare il vecchio contratto di giorno in giorno per evitare rallentamenti e scioperi, vietatissimi in questo settore.
La situazione è andata gradualmente peggiorando e i rallentamenti sono stati inevitabili. La reazione del management è stata dura: gli scali sono rimasti chiusi per 11 giorni, finchè è arrivato l’ordine federale di riaprirli. Hurtgen è arrivato a San Francisco proprio il giorno della prima serrata, alcune settimane fa. Si è trovato proprio nel bel mezzo della controversia, quando la trattativa si è arrestata la settimana scorsa, quando i sindacati hanno rifiutato di estendere ancora il vecchio contratto per alcuni mesi, come richiesto dall’Associazione Marittima.
Le trattative si sono arenate definitivamente alla notizia che il Presidente Bush era pronto ad intercedere, in virtù di un documento del 1947, il Taft-Hartley Act, che prevede un periodo di stasi di 80 giorni, con conciliazione forzata e pene severe per i sindacalisti ostruzionisti, nei casi in cui sia a rischio la sicurezza nazionale.
Grazie a quest’ultimo risvolto, la controversia è entrata nella storia. Non era mai accaduto prima, infatti, che un Presidente degli Stati Uniti invocasse una legge in caso di sciopero per le pressioni dei dirigenti.