E’ iniziato il 6 novembre, negli Stati Uniti, il lavoro di John S. Martin, un ex-giudice appena nominato conciliatore nella vicenda che contrappone Larry Silverstein, che aveva in gestione il World Trade Center nel settembre del 2001, e i rappresentanti di oltre 20 compagnie che avevano assicurato le Torri Gemelle.
Martin, che è stato nominato dal giudice titolare della causa, avrà tempo per tentare la conciliazione fino al prossimo febbraio, quando è previsto l’inizio della discussione dibattimentale.
I legali di Silverstein sostengono che, stando ai termini sensi delle polizze assicurative, l’attacco alle Torri, costato la vita a quasi tremila persone, è consistito in due distinti “eventi”. In buona sostanza, ciascuno dei due aerei schiantatosi avrebbe causato un evento che legittimerebbe Silverstein a chiedere 7 miliardi, ossia 3,5 miliardi di dollari per ciascun evento, secondo quanto previsto dalle polizze. Le compagnie sostengono invece che l’attacco abbia rappresentato un unico evento; quindi, a Silverstein spetterebbero “solo”3,5 miliardi.
Il problema è che proprio Martin, incaricato oggi della conciliazione, nella sua precedente veste di giudice della causa in questione, aveva già avallato in diverse istanze istruttorie la tesi delle compagnie assicurative. Per questa ragione gli avvocati di Silverstein, che sospettano anche come le compagnie non sarebbero comunque in grado di arrivare a una transazione, non hanno apprezzato la nomina di Martin a conciliatore.
La scelta di Martin come conciliatore ricorda la notissima vicenda della vertenza antitrust che contrapponeva il Governo statunitense alla Microsoft. Allora, il giudice titolare della causa assegnò dapprima al giudice Richard Posner, notissimo giurista d’oltreoceano e specialista della materia antitrust, il tentativo di conciliare la lite, che però fallì immediatamente. Solo l’intervento di Eric Green, specialista delle tecniche conciliative più che del diritto della concorrenza, portò alla risoluzione conciliata della vertenza.
Una vicenda che merita d’essere seguita, non solo per la posta in gioco, ma anche per mettere alla prova l’effettiva funzionalità delle formule di ADR, laddove affidate a specialisti appositamente formati. Non a caso anche in Italia i diversi progetti di legge pendenti in Parlamento insistono fortemente sul requisito della formazione e della qualificazione professionale dei futuri attori della ADR.