La prima donna a vincere il premio Pulizer per la letteratura fu Edith Wharton nel 1921 con il romanzo “L’Età dell’innocenza”. Indicando ciò che è classico e ciò che non lo è, la Wharton scrisse: Il classico è classico non perché si attiene a certe regole strutturali o si adatta a certe definizioni… E’ classico per la sua eterna e irrefrenabile freschezza. Alla mediazione occorre una sua definizione classica. Non ne esiste una. Occorre anche che sia universale. In un campo ampiamente popolato da avvocati, professionisti che come notò il grande giurista Oliver Wendell Holmes Jr. passano moltissimo tempo a pettinar le bambole, sono state pubblicate letteralmente centinaia di diverse definizioni di mediazione. Da far venire i brividi.
La tanto delicata quanto potente qualità di eterna e irrefrenabile freschezza di Edith Wharton è evidentemente assente. Nessuna definizione ispira coloro che sanno poco o nulla sulla mediazione. La maggior parte di loro crede che la mediazione riguardi la mera risoluzione delle controversie. Nessuna è realmente efficace. Una definizione classica deve andare al cuore dell’immaginario.Può una definizione classica avere importanza? Sì. E per di più è di vitale importanza per la crescita del campo e per essere percepito in maniera positiva da coloro che adoperano I suoi servizi. Tutti conoscono cos’è l’odontoiatria, o l’architettura, la contabilità, la legge o la medicina. La popolarità di queste professioni rende superflua la necessità di una definizione. Non è così per la mediazione, una professione emergente (ma non ancora emersa) che molte persone devono ancora incontrare.
Ogni organismo di mediazione possiede una propria definizione. La maggior parte contengono da 20 a 60 parole messe insieme in frasi discontinue e a volte complesse. Molti fornitori del servizio, benché non tutti, tendono a vedere il mondo attraverso la loro personale ottica piuttosto che dal punto di vista del vantaggio dei loro clienti. Finiscono col descrivere ciò che fanno piuttosto che definire propriamente la mediazione stessa. Di conseguenza, scioccamente, limitano ciò che la mediazione è o potrebbe essere in virtù dell’area ristretta all’interno della quale operano.
Per esempio, la maggior parte delle definizioni indicano che la mediazione sia un procedimento di risoluzione di controversie, ciò implica che utilizzare un mediatore per aiutare la trattativa, per dire , un accordo prematrimoniale o qualunque tipo di contratto, non è a tutti gli effetti una “mediazione”. La parola “fiducia” è palesemente assente – nonostante lo scivolone all’indietro degli educatori che enfatizzano la sua importanza nella mediazione. Non vi è consistenza. Tutto ciò evidenzia la frammentazione nel campo della mediazione che trattiene il suo progresso all’interno di una professione globale indipendente.
Quando questo campo “frammentato” si muoverà in punta di piedi verso una serie di norme professionali internazionali, standard volontari e un consistente codice etico, sicuramente i leader nella mediazione potranno almeno accordarsi su una definizione classica e universale di mediazione a beneficio di tutti gli utenti. Questo semplice compito non può tralasciare gli straordinari talenti del campo. Vero?
Richard Buckminster Fuller viene ricordato per due cose: aver brevettato la cupola geodetica e il suo annuncio al mondo – Osa essere ingenuo. Accettiamo la sua sfida: essere abbastanza ingenui da offrire una definizione di mediazione in sette parole basata su quattro parole chiave – Consenso, Facilitazione, Fiducia e Neutralità- mirate a raggiungere una definizione classica di mediazione che può funzionare per tutti, dappertutto – e specialmente dal lato della domanda- per gli utenti, le parti e i loro consulenti. Se adottata ad ampio raggio, se tutti iniziassero ad utilizzarla, i principali dizionari del mondo potrebbero essere aggiornati. Se ciò accadesse, l’impressione creata nelle menti di potenziali utenti di servizi di mediazione sarebbe una scarica elettrica. Sarebbe un qualcosa che, per la prima volta – e sempre troppo tardi -, l’intero campo della mediazione potrebbe acquistare: mettere da parte l’esagerazione guidata dal mercato e presentare una singola identità professionale al mondo, qualcosa che può realmente ispirare gli utenti. Come disse Alexander Pope: “C’è una certa maestà nella semplicità che è lontanissima dall’arguzia dell’ingegno”.
Una possibile definizione classica è: Consenso facilitato da una persona neutrale di fiducia (Consensus facilitated by a trusted neutral person)
Consenso: (dal latino sentio: “sentire”) si raggiunge attraverso una comunicazione che sopravvive alle personalità, al comportamento, alle posizioni, ai presupposti, agli offuscamenti, alle indecisioni, alle tattiche, alle mezze verità, alle bugie, ai fraintendimenti, al biasimo, alla storia, alle esagerazioni, alle pretese, minacce, , confusione tra desideri e necessità, distrazioni, differenze culturali e altre interferenze che spesso caratterizzano discussioni, trattative e dialogo. Il coinvolgimento di un terzo neutrale può aiutare le parti a “sentirsi” a proprio agio attraverso questo pantano per raggiungere una qualità di consenso più alta di quella probabile in una trattativa comune, all’interno di una controversia o no.
Facilitazione (dal latino facilis: “rendere più facile”) è l’atto di fornire assistenza per agevolare la ricerca delle parti del raggiungimento del proprio obbiettivo. La facilitazione può assumere forme attive o passive e può essere semplificativo, valutativo, trasformativo e normativo. I mediatori valutativi facilitano esprimendo la loro opinione se è quello che le parti vogliono. La mediazione può essere, ma necessita di non essere, puramente facilitativa.
Fiducia (dall’antico nordico Traustr “forte”) richiede l’accettazione delle parti del fatto che la persona neutrale abbia la competenza di agevolare effettivamente la discussione, gestendo il procedimento, identificando i problemi e generando opzioni di reciproco guadagno. Fiducia implica inoltre che, durante la mediazione la parte neutrale venga percepita da tutte le parti come la persona giusta per agevolare la discussione in termini di competenza, esperienza, competenza, posizione e personalità.
Neutralità (dal latino neuter. “Nessuno dei due”) riguarda l’imparzialità del mediatore, che deve essere scevro da conflitti d’interessi.
Sia la Fiducia che la Neutralità evocano le caratteristiche-tipo dei mediatori che godono di rispetto per la loro conoscenza, competenza e esperienza. I mediatori devono guadagnarsi la fiducia man mano che la mediazione procede.
Umilmente propongo una definizione classica e universale di mediazione come Consenso facilitato da una persona neutrale di fiducia. Vi prego di non rimanere in silenzio – prendetevi un momento per farmi sapere cosa ne pensate, se siete in favore o meno. Mi propongo di pubblicare un follow-up che unifichi i pensieri espressi.
E quando saremo arrivati ad una classica, universale definizione di mediazione, avremo bisogno di un nome collettivo per i mediatori al fine di evitare la frammentazione e incoraggiare, al contrario, una maggior coesione di tutti i mediatori al fine di condividere le proprie esperienze.
Il testo integrale dell’articolo è disponibile su www.mediate.com con il titolo “Stop Shoveling Smoke! Give Users a Classic Definition of Mediation“.
2 commenti
un articolo fantastico!
Bello, scrivere così, e leggere ancor di piu’.