Tre nuovi studi rivelano quali sono le abilità più ricercate nei conciliatori. Nel primo studio sono stati intervistati 30 conciliatori con oltre 100 conciliazioni alle spalle in materia commerciale e di lavoro. Le domande riguardavano le caratteristiche di una conciliazione efficace. Tre conciliatori su quattro hanno messo in cima alla graduatoria la capacità di costruire con le parti un rapporto basato sulla comprensione e sulla fiducia. Costruire questo rapporto implica soprattutto una buona capacità di ascoltare, ma anche onestà , senso etico e affidabilità . Una volta creato il rapporto, gli strumenti più efficaci per arrivare a una soluzione sono le soluzioni creative, la tenacia e il senso dell’umorismo (per stemperare le situazioni di tensione).
Il secondo studio ha coinvolto più di duecento avvocati o professionisti che avessero preso parte ad almeno sei conciliazioni in veste di legali di parte. Agli intervistati è stata posta una domanda analoga a quella già posta ai conciliatori. Anche in questo caso è emerso che l’elemento più importante per il successo della conciliazione è la capacità del conciliatore di guadagnarsi la fiducia delle parti. Una buona metà ha sostenuto inoltre che anche l’integrità del conciliatore ha giocato un ruolo determinante, ad esempio in situazioni nelle quali al conciliatore veniva rivelata un’informazione che non si voleva far conoscere alla controparte.
Altrettanto decisive la preparazione e l’intelligenza del conciliatore. Tra le altre abilità menzionate, la diplomazia e il tatto, la creatività , la capacità di mantenere concentrate sul problema le parti, la franchezza, l’abilità nel comprendere le situazioni e le persone, la calma.
Il terzo studio ha preso in considerazione i fattori che determinano il fallimento di una conciliazione. I legali di parte già interpellati nel secondo studio sono stati intervistati nuovamente a proposito delle loro esperienze negative. La critica più comune a un conciliatore ha riguardato la scarsa integrità , ad esempio nel caso di comunicazione alla controparte di un’informazione confidenziale, o di un conciliatore che privatamente aveva detto a entrambe le parti che le loro argomentazioni giuridiche erano deboli. Alcuni conciliatori sono stati accusati di interessarsi più al proprio ruolo che alla situazione delle parti, o di essere impreparati sulla questione. Altri di non adoperarsi creativamente per favorire una soluzione, limitandosi a convogliare i messaggi di una parte all’altra.
In definitiva, anche se non esiste un modello condiviso di conciliatore efficace, sembra esservi un consenso sul fatto che per ogni conciliatore è necessario costruire un rapporto di fiducia con le parti.
di Stephen B. Goldberg e Margaret L. Shaw, The Secrets of Successful (and Unsuccessful) Mediators