Al tavolo del negoziato è facile vivere lo scontro tra due stili opposti di negoziazione.
Una delle parti si siede, e pacatamente espone i termini di un accordo meditato a lungo e che gli sembra ragionevole, motivando la sua proposta in maniera dettagliata. Eppure l’unica reazione dall’altra parte del tavolo è un “no” secco!
Il “giocatore di scacchi” si siede al tavolo e ha già in mente tutte le mosse possibili, conosce in profondità i termini della questione e tutte le questioni giuridiche.
Le sue offerte e contro-offerte sono studiate accuratamente per arrivare vicino alla cifra che si è prefissato.
Ha chiare in mente le argomentazioni che proporrà e conosce le possibili obiezioni, e in questo modo sente che il terreno di gioco è sotto il suo controllo.
Non ha fatto i conti con il comportamento apparentemente irrazionale della sua controparte, che chiameremo il “giocatore di poker”.
Il giocatore di poker può non essere altrettanto preparato sui fatti o sulle norme applicabili, ma è abile a cogliere i segnali indiretti, il linguaggio del corpo, le smorfie di disappunto del suo avversario per capire quale è veramente la sua posizione, e quali sono i suoi interessi sottostanti.
Il giocatore di scacchi:
Comprende l’importanza della strategia e di una buona preparazione. Il punto chiave è capire quali potranno essere le mosse dell’avversario.
Uno degli stratagemmi più comuni di questa strategia è quello di stendere un elenco dei punti sui quali è necessario raggiungere un accordo. Scorrendo la lista, il giocatore di scacchi tenterà di ottenere un accordo su quanti più punti possibile. Quando la trattativa si arena sui punti realmente controversi, su questi proporrà di limitarsi a dividere la differenza, mentre sulle altre questioni avrà già portato la trattativa a suo vantaggio.
Il giocatore di poker:
Ritiene che sia essenziale saper decifrare il comportamento dell’avversario.
Di certo i semplici messaggi verbali espliciti della controparte non sono sufficienti. È necessaria anche una lettura attenta dei messaggi verbali non espliciti, come ad esempio l’enfasi utilizzata, il tono, il volume della voce, oltre naturalmente ai gesti, ai tic e in generale al linguaggio del corpo.
Un buon negoziatore deve possedere entrambe queste “personalità ” e deve saperle utilizzare al momento giusto. Deve quindi conoscere in maniera approfondita i termini della questione e la legge applicabile, ma deve essere anche un buon conoscitore dell’animo umano…
Luigi Cominelli
Tratto da: Mediate.com – Robert A. Steinberg