Un recente articolo di Franco Toffoletto sul Sole24Ore mette in discussione l’efficacia del tentativo obbligatorio di conciliazione nel rito del lavoro, introdotto dalla riforma del 1998 con lo scopo di ridurre il carico di contenzioso in tribunale.
Nei rapporti di lavoro del pubblico impiego, solo il 14% delle controversie portate per la conciliazione davanti alle Direzioni provinciali del lavoro è stato conciliato. Il numero delle controversie conciliate rappresenta solo il 2,8% sul totale. Nei rapporti di lavoro privati le cose sembrano andare un po’ meglio, perché il datore di lavoro può decidere per la transazione in maniera più rapida rispetto al datore di lavoro pubblico.
Nei fatti, tuttavia, la conciliazione davanti alla Dpl riesce quando gli avvocati portano in quella sede una transazione già raggiunta che deve essere solo ratificata. Il sistema del tentativo obbligatorio di conciliazione sarebbe dunque controproducente, perché oltre a non favorire una risoluzione rapida della lite, complicherebbe ulteriormente l’iter procedimentale.
Franco Toffoletto sostiene che per agevolare la risoluzione delle controversie di lavoro sarebbe sufficiente stabilire la non impugnabilità della transazione stragiudiziale raggiunta da avvocati specializzati in diritto del lavoro e assicurati per la responsabilità professionale, così come avviene già per la transazione raggiunta davanti al giudice o alla Direzione provinciale del lavoro.