Il caso Microsoft, iniziato nel 1998 durantela Presidenza Clinton, sembra giunto ad una svolta importante.
I precedenti.
Una prima risoluzione sembrava ottenuta grazie al conciliatore Green, con un accordo che aveva fissato diverse sanzioni e una commissione di controllo. In realtà l’intesa non è stata poi ratificata da 9 Stati americani, che avevano presentato istanza di ricorso. Il giudice federale di Washington, Colleen Kollar-Kotelly, in secondo luogo, ha confermato la validità dell’accordo iniziale.
Il Massachussets, insoddisfatto della conclusione del caso, ha annunciato il perdurare della sua protesta. Lo stato vuole che siano inasprite le sanzioni concordate per Microsoft nel caso di antitrust che la vede protagonista.
Altri 7 stati e il Distretto di Columbia, però, hanno affermato di non volersi più appellare alla decisione del giudice federale, che non comporta rafforzamenti all’accordo del 2002 tra Microsoft ela Presidenza Bush.La Virginia deciderà a breve.
Secondo gli analisti, la decisione del Massachussets di appellarsi è inattesa. Gli Stati in prima linea nel rivendicare sanzioni più forti, tra i quali California, Iowa e Connecticut, hanno rinunciato all’appello e hanno deciso di abbandonare ogni azione legale.
La corte d’appello, secondo il professor Andrew Gavil, deve rispettare la sentenza del giudice Kollar-Kotelly, che aveva respinto il ricorso. La corte, dice Gavil, non può sorpassare il giudice nell’interpretazione dei fatti; può agire solo nel caso in cui ritenga che il giudice abbia mal interpretato la legge – cosa difficile da dimostrare dal momento che in quel caso aveva solo il ruolo di stabilire la congruità delle sanzioni concordate.
L’istanza dello stato del Massachussets sarà presentata alla corte d’appello federale di Washington. I procuratori generali che hanno deciso invece di non appellarsi sono scettici sull’importanza di portare avanti una battaglia contro Microsoft davanti alla corte.
Del resto, come ha detto il procuratore del Connecticut, “Nel contenzioso, come nella vita, il tempismo è tutto e ora è tempo di chiudere il capitolo del caso Microsoft e focalizzarsi sul rispetto del giudizio emesso”. Gli stati dissenzienti, che hanno preferito non appellarsi, ribadiscono che i loro sforzi non sono stati inutili perchè l’esecutività della sentenza è stata rafforzata e alcuni sotterfugi sono stati resi impossibili dall’obbligo per Microsoft di condividere le sue informazioni di natura tecnica con i partner e i competitors.
Gli Stati che non si sono appellati sono dunque dell’avviso che è arrivato il momento di focalizzarsi sulla sentenza del giudice Kollar invece di insistere su ulteriori procedimenti giudiziari. Hanno inoltre annunciato che Microsoft ha accettato di pagare agli stati stessi 28.6 milioni di dollari, di cui una buona parte per i costi legali e il resto per consentire agli stati di monitorare la conformità alla sentenza.
Anche l’Unione Europea deve pervenire ad una decisione nella sua inchiesta antitrust contro Microsoft.