La mediazione è legge. Dopo mesi di attesa, il 28 agosto è stata approvata “The People’s Mediation Law”, ovvero la prima legge nazionale cinese in vigore dal’1 gennaio 2011. Si tratta di un provvedimento importante per il sistema giustizia cinese e per la sua gente che da tempo aspettava il riconoscimento di una procedura percepita come “nazionalpopolare”.
Uno degli aspetti forse più peculiari del sistema legale della Repubblica popolare cinese è infatti la straordinaria importanza che la mediazione riveste nella società. Oltre ad apprezzarne la velocità e il costo esiguo, i cinesi scelgono la mediazione perché percepita come estremamente “democratica”, permettendo alle parti il pieno controllo della procedura. Il processo e persino l’arbitrato sono infatti considerati come metodi che non coinvolgono abbastanza le parti, e dunque poco affidabili.
La legge introduce la mediazione come procedura legale per risolvere le controversie quotidiane e incentiva la costituzione di organismi di mediazione su tutto il territorio nazionale. Nelle province e regioni autonome, le autorità governative dovranno stanziare dei contributi finanziari per promuovere la mediazione in tutto il Paese. Per adempiere a ciò, la legge rafforza il legame tra la mediazione e le altre forme di risoluzione alternativa delle controversie. In sede di giudizio, i giudici saranno tenuti ad informare le parti prima di procedere al giudizio circa la possibilità di ricorrere alla mediazione per comporre la lite. Ma c’è di più, l’accordo di conciliazione è titolo esecutivo e può essere impugnato. Ad ogni modo il legislatore non ha introdotto un obbligo in capo alla procedura, essendo intesa come procedura volontaria.
La legge, per certi versi rivoluzionaria, dà un riconoscimento ufficiale ad una tendenza in crescita. In Cina, la gente ricorre sempre meno in tribunale, e solo per azioni legali di grande valore, così il ricorso alla mediazione è diventato molto diffuso, tanto che secondo le stime ufficiali risultano oltre 7 milioni all’anno i casi mediati. Le ragioni di fondo di questa spinta alla mediazione sono, altresì legate, a ragioni sociali ben profonde: “mentre la Cina sta vivendo una fase di profondi cambiamenti sociali ed economici, molteplici conflitti sociali stanno pure emergendo” ha detto il ministro della giustizia Wu Aiying in occasione del National People’s Congress, ed è per questa ragione che il governo ha spinto per la mediazione vista come strumento essenziale per mantenere la stabilità sociale nel Paese.
La Cina apre alla mediazione
Redazione Soluzioni ADR
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