Le tecniche Alternative di Risoluzione delle Controversie (Alternative Dispute Resolution) sono oggi ampiamente utilizzate nel sistema americano. Numerose ricerche teoriche sono state condotte negli ultimi decenni da ricercatori statunitensi, al fine di evidenziare i tratti salienti di queste nuove metodologie, dirette a risolvere le liti in modo amichevole evitando il ricorso a lunghi e costosi processi giurisdizionali.
Il crescente ricorso all’ADR e la maggiore attenzione posta dagli studiosi nei confronti di tali nuovi metodi, non sono però stati confortati da adeguati dati statistici relativi ai benefici di programmi ADR introdotti sia nelle corti federali e statali, sia nelle maggiori società private.
L’obiettivo della ricerca di Stipanowich nel suo lavoro “ADR And The ‘Vanishing Trial’: What We Know – and What We don’t Know”, consiste nell’analizzare il ruolo dell’ADR nella riduzione dei processi giurisdizionali attraverso l’esame dei risultati empirici ottenuti a seguito dell’introduzione di programmi-pilota ADR nelle corti americane, nel mondo degli affari e nei contratti di lavoro.
Come giustamente affermato dall’autore, le tecniche ADR ed in particolare la conciliazione, ad esclusione dell’arbitrato vincolante, non possono essere considerate come un surrogato al processo giurisdizionale pubblico. Al contrario, esse devono essere valutate come un intervento strategico diretto a promuovere aspetti che il processo non può sviluppare quali soluzioni delle controversie più veloci, meno costose, creative, e che possano migliorare le relazioni innalzando la qualità delle interazioni umane e rendere accessibile il processo di risoluzione dei conflitti ad una comunità sempre più ampia.
L’ADR e le Corti
La mancanza di dati statistici circa l’impatto delle tecniche ADR sulla durata e i costi dei processi è eclatante, se si osservano attentamente le iniziative adottate dallo Stato federale americano per favorire la diffusione di tali metodi.
Sessantatre Corti federali americane su di un totale di 94, hanno introdotto programmi di conciliazione i cui risultati, purtroppo, non vengono elaborati e pubblicati a causa della mancanza di appositi fondi destinati a creare metodologie standardizzate per conservare i dati ottenuti.
Nello Stato della Florida, dotato del sistema più esteso di programmi ADR di tutti gli Stati Uniti, migliaia di controversie sono sottoposte a programmi di conciliazione e migliaia di accordi sono stati conclusi dalle parti in lite. Ciò nonostante i ricercatori non sono in grado di cogliere l’impatto della conciliazione nella riduzione della durata dei processi o delle risorse devolute alla supervisione della controversia, ovvero al grado di soddisfazione ottenuto dalle parti in controversia.
Se lo stato dell’arte in materia di ADR è caratterizzato da un numero estremamente limitato di dati empirici, due eccezioni meritano, tuttavia, una particolare attenzione. Un primo sforzo diretto a raccogliere ed elaborare dati statistici è stato compiuto dal Centro per le Analisi dei Sistemi Alternativi di Risoluzione delle Controversie di Chicago (Center for Analysis of Alternative Dispute Resolution Systems). Recentemente questo centro ha raccolto dati relativi a 62 ricerche, aventi ad oggetto l’effettività di oltre 100 programmi di conciliazione introdotti da corti americane. La maggior parte degli studi condotti ha dimostrato che, se da un lato la conciliazione non ha una incidenza sul processo, dall’altro essa può modificare la risoluzione del conflitto in altri modi come, ad esempio, aumentare il tasso percentuale di accordi raggiunti, migliorare il grado di soddisfazione dei partecipanti al processo, ridurre i costi legali, migliorare le relazioni fra i familiari e ottenere soluzioni rapide. Lo studio condotto dal Centro di Chicago ha comunque evidenziato la necessità di ulteriori ricerche, che dovrebbero dare maggiore enfasi all’impatto delle caratteristiche e dei programmi ADR adottati, come lo stile del conciliatore e le strategie utilizzate, sul processo giurisdizionale.
Il 27 febbraio 2004, il Consiglio giuridico (Judicial Council) dello Stato della California ha pubblicato un rapporto, considerato uno dei più illuminanti, circa la conciliazione effettuata nell’ambito delle Corti Superiori californiane. Quattro programmi pilota sono stati introdotti con legge al fine di verificare l’impatto dell’uso della conciliazione, obbligatoria e volontaria, su quattro aree distinte del processo: il tasso percentuale di risoluzione in rapporto al processo; il tempo impiegato; il grado di soddisfazione delle parti in lite e degli avvocati; i costi per le parti e per le corti.
Lo studio californiano ha così dimostrato che la conciliazione ha effetti positivi nella risoluzione delle controversie, riducendo le spese legali per oltre 49 milioni di dollari nel solo anno 2000-2001 ed oltre 250.000 ore-lavoro risparmiate dagli avvocati. In generale, la ricerca effettuata dal Judicial Council ha messo in evidenza due punti fondamentali. La conciliazione condotta nell’ambito di un processo giurisdizionale pubblico ha effetti positivi per le corti, le parti e gli avvocati; tuttavia, i risultati ottenuti dipendono da molteplici fattori quali la cultura legale locale, le caratteristiche specifiche di ogni programma realizzato e dalle azioni intraprese dalle singole corti.
La gestione del conflitto nel mondo degli affari
Gli effetti positivi ottenuti dai progetti-pilota introdotti nelle corti americane sono stati confermati da altre ricerche condotte da centri universitari, organismi privati e società circa l’uso della conciliazione nel mondo degli affari.
Nel 1997 la Cornell University ha condotto una ricerca circa l’uso di ADR in 1000 società americane. Tale studio ha concluso che: “i processi ADR sono ben consolidati nelle compagnie private statunitensi ed impiegati per quasi tutti i tipi di controversie (…) la pratica dell’ADR non è incidentale, ma sembra piuttosto parte integrante di un cambiamento sistematico e a lungo termine del modo in cui le società americane risolvono le loro controversie”.
Tale ricerca ha pertanto dimostrato che la conciliazione è la tecnica maggiormente impiegata (87%), seguita dall’arbitrato (80%), a causa dei suoi molteplici vantaggi: risparmio nei costi e nei tempi per risolvere la lite in corso; maggior controllo delle parti circa l’esito del procedimento e della soluzione raggiunta; ed in generale metodo più soddisfacente sia sotto il profilo dei risultati ottenuti che sotto quello del processo nel suo insieme.
Un panorama più aggiornato, circa l’approccio seguito dalle società americane nella gestione dei conflitti, è offerto da una ricerca condotta dal CPR Institute for Dispute Resolution. Lo studio del CPR, condotto nel 2002, raccoglie le risposte date da circa 43 grandi società statunitensi circa l’uso della conciliazione, dell’arbitrato e di altri strumenti e strategie utilizzate per la risoluzione di diverse categorie di controversie.
Questa ricerca empirica ha confermato i dati raccolti dalla Cornell University e ancor prima dalle corti californiane. Negli ultimi tre anni, la maggior parte delle società americane ha impiegato la conciliazione in misura sempre maggiore (dal 10% al 50%), con un risparmio di oltre 500.000$ per spese legali. L’aspetto più interessante messo in evidenza dalla ricerca del CPR, consiste nell’aver individuato un processo evolutivo nell’uso delle tecniche ADR nell’ambito societario. Esse sono considerate come uno strumento di un più ampio metodo di gestione costruttiva dei conflitti, che vede la istituzione di una nuova figura professionale all’interno delle società, il “Consigliere ADR” (ADR Cousel), figura ancora sconosciuta in Europa, l’utilizzo di analisi interne standardizzate per sviluppare strategie per la risoluzione dei conflitti; regolamenti interni che prevedono l’uso di ADR anche con legali esterni, i quali dovranno giustificare il ricorso al processo invece dell’uso della conciliazione.
Lo studio condotto dal CPR conclude, in modo analogo al rapporto pubblicato dal Judicial Council della California, affermando che l’esito dei processi ADR dipende da una molteplicità di fattori quali la natura delle controversie, le esperienze maturate dai singoli uffici legali circa la soluzione delle liti; la personalità e la filosofia dei managers; i regolamenti interni usati da ciascuna società. E’ interessante notare che la conciliazione è impiegata per le controversie di lavoro e per prodotti difettosi; mentre per la tutela dei diritti relativi alla proprietà intellettuale le società preferiscono rivolgersi a un arbitro o a un giudice.
Lo studio del CPR è confortato dai dati statistici forniti dalla Toro Manufactoring Company. Fra il 1992 e il 2003, 984 controversie sono state risolte grazie all’uso della conciliazione, il 62% chiuse nell’arco di 12 mesi, con una riduzione sensibile dei costi legali che da 47.252 $ sono scesi a 9.074 $, con un risparmio dell’81% in spese legali e circa il 61% in spese di giustizia, ridotte da $ 68.368 a $ 26.589. Alla fine del 2000, la Toro Manufactoring aveva solo 2 pratiche aperte e 35 pratiche attive, mentre solo un decennio prima ben 60 casi portati davanti a corti e 150 pratiche attive.
L’esperienza della Toro Manufactoring Company circa il ricorso alla conciliazione, dimostra che sforzi programmati effettuati all’interno del settore degli affari per risolvere controversie con scarso o assente coinvolgimento delle corti ha sostanzialmente ridotto le spese legali di molte grandi società.
Questa crescita nell’uso dell’ADR potrebbe essere ancor più importante se alcune modifiche venissero introdotte nel sistema educativo americano. I corsi di conciliazione e di negoziato, anche se facenti parte del curriculum formativo di uno studente in giurisprudenza e futuro avvocato, non hanno ancora occupato un ruolo di primo piano nei corsi universitari. Altra opportunità mancata, che frena l’uso di metodi alternativi, oltre alla formazione forense, è la consulenza molto specialistica offerta dagli avvocati americani. Qui, a differenza di quello che accade normalmente in Europa, gli avvocati specializzati nella redazione di contratti, e quindi quelli che potenzialmente potrebbero inserire clausole ADR, hanno ancor oggi una conoscenza limitata dei benefici potenziali di queste tecniche.
L’ADR nei contratti di lavori e nei contratti con i consumatori
Negli ultimi anni si assiste ad una crescita costante nell’uso di clausole ADR, ed in particolar modo dell’arbitrato vincolante, nei contratti di lavoro e nei contratti con i consumatori.
Come per i programmi ADR utilizzati nell’ambito delle corti e delle compagnie private, anche l’uso di clausole ADR in questo specifico settore non è stato ancora oggetto di uno studio compiutamente documentato da dati qualitativi e quantitativi ancora molto scarsi. Tuttavia, un rapporto dell’Ufficio Generale dei Conti (General Account Office) ha messo in evidenza che fra il 1995 e il 1997, la percentuale di impiegati che hanno utilizzato l’arbitrato per risolvere le controversie di lavoro è raddoppiato, passando dal 10% al 19% e che circa 6.000.000 di lavoratori nel 2002 usavano clausole arbitrali nei loro contratti di lavoro, contro i 3.000.000 nel 1997.
Una ricerca recentemente svolta dal CPR, circa i programmi ADR usati nelle maggiori 20 compagnie americane, ha fornito utili informazioni circa l’uso di questi metodi nei rapporti di lavoro. In primo luogo è emerso che l’arbitrato è il metodo maggiormente impiegato per risolvere le dispute di lavoro, il quale rappresenta, tuttavia, la fase finale di una procedura ben strutturata che mira a dirimere le liti in modo amichevole, iniziando con colloqui informali con il datore di lavoro o una terza parte, passando per una fase intermedia rappresentata dalla conciliazione in caso di fallimento dei colloqui informali, e che solo in ultima istanza vede l’intervento dell’arbitro a cui è devoluta – la ricerca ha dimostrato solo in casi eccezionali – la soluzione della controversia insorta fra lavoratore e datore di lavoro.
Da uno studio svolto da Eisenberg e Hill nel 2003, emerge che l’arbitrato è considerato una alternativa valida al processo giurisdizionale che meglio tutela i diritti non civili di impiegati con le più alte fasce di reddito. La ricerca condotta da Eisenberg e Hill conferma, ancora una volta, le conclusioni cui sono giunti gli studi sopra riportati, vale a dire che nell’analisi dei risultati ottenuti grazie all’impiego dell’ADR occorre esaminare una molteplicità di fattori, che vanno dalla natura della controversia, alle parti in lite, al contesto legale locale.
Conclusioni
La “Rivoluzione pacifica” costituita dall’introduzione di tecniche alternative di risoluzione delle controversie ha modificato la gestione dei conflitti, introducendo notevoli benefici a favore delle parti coinvolte nella controversia, quali un maggior grado di soddisfazione, una riduzione dei costi legali, una riduzione dei tempi necessari per raggiungere un accordo che pone fine alla lite.
La maggior parte delle società americane impiega l’ADR, che è così divenuto uno strumento di una più complessa gestione dei conflitti all’interno delle aziende, riducendo sensibilmente il ricorso a processi giurisdizionali. Frequente è inoltre l’utilizzo di clausole multi-step di risoluzione delle controversie, inserite nei contratti di lavoro e nei contratti con i consumatori.
Se, quindi, le ricerche teoriche circa l’uso e i benefici dell’ADR sono molteplici, i dati empirici a disposizione sono ancora insufficienti. Ulteriori ed approfondite indagini sperimentali sono ancora indispensabili, se si vogliono comprendere appieno i numerosi benefici di queste nuove, ed antiche, tecniche alternative di soluzione delle controversie.
Thomas J. Stipanowich
Tradotto e adattato da Sara Carmeli