Ho passato molto tempo, negli ultimi cinque anni, nei Balcani. Fui chiamato dal Presidente Clinton nella primavera del 1996 nella mia casa di San Francisco dove, per quarant’anni, mi sono occupato di affari, dirigendo grandi società .
Pensavo di essere stato mandato a Sarajevo prima di tutto come ingegnere, manager e costruttore di aeroporti e impianti idrici, ma ho scoperto che non era così. Ho scoperto che quello che avrei dovuto fare era ciò che avevo fatto tante volte negli ultimi quarant’anni: risolvere controversie utilizzando metodi alternativi di risoluzione delle dispute. Per 40 anni, nell’industria di costruzione, ho mediato ogni giorno fra architetti, ingegneri, proprietari, ambientalisti e funzionari pubblici, cercando di condurli ad una soluzione utile per tutti. Tutto questo è continuato nei Balcani.
Sorvolando con l’aereo la costa orientale dell’Adriatico, ho chiesto al pilota di passare sopra gli impianti per la lavorazione dell’alluminio di Mostar, Dubrovnik – dove ho condotto negoziati sul porto di Ploce – e una fabbrica nel Montenegro. In tutti e tre questi casi, ho svolto di fatto le funzioni di un conciliatore.
Nel caso del Montenegro, alcuni trafficanti svizzeri, non senza legami con il tristemente famoso Mark Rich, hanno assunto il controllo della principale industria del Montenegro durante il periodo delle sanzioni. Dopo una lunghissima trattativa, di cui ero sia conciliatore che patrocinatore, siamo riusciti a restituire alla gente del Montenegro la proprietà della fabbrica, che ora prospera.
A Ploce ho riunito croati e bosniaci per stabilire chi dovesse usare il porto, che è il maggiore della Bosnia. La controversia opponeva da una parte la proprietà , l’orgoglio e la bandiera della Croazia. e dall’altra il fatto che il 90% di coloro che usano il porto sono i musulmani bosniaci di Sarajevo.
A Mostar, un impianto per la lavorazione dell’alluminio è stato praticamente rubato da criminali appartenenti ad un gruppo organizzato, e si trattava di negoziarne la restituzione. In questo caso ho usato lo stesso procedimento che avrei utilizzato in una lite tra due società in California. Considero quindi questa nuova attività diplomativa come una continuazione di quella precedente. Ora trascorro la maggior parte del tempo a fare la stessa cosa in molti modi diversi.
La nota controversia nata in California a causa del problema dell’energia e dei black-outs che si sono verificati non è il risultato di errori dei tecnici, ma della stupidità umana in materia di regolamenti, cambiamenti di leggi e avidità ; stiamo cercando di sbrogliare la matassa, occorrerà tempo e richiederà un lavoro di mediazione, più che di ingegneria.
Sono assolutamente convinto del fatto che agli uomini non è stata data capacità di ragionare, di giudicare e di comunicare senza motivo. Tutte queste abilità devono essere presenti quando si mette la gente insieme per risolvere controversie. Nel campo commerciale, a differenza di quello politico o di quello delle divisioni etniche, ogni disputa che l’avvocato si trova ad affrontare ha potenzialmente lo stesso argomento di discussione: il denaro. Chi deve pagare quanto a chi? E la ragione del contendere è sempre una discussione su un diritto di proprietà o su chi ha provocato danno.
A me sembra che queste siano liti che i contendenti possono risolvere tra loro, senza che sia loro imposta una decisione da parte di una terza persona; e questo è proprio l’argomento di cui stiamo parlando: ricevere assistenza da qualcun altro nel tentativo di raggiungere una soluzione dove non vi sia un perdente, ma due vincitori.
Esistono molti tipi di ADR, ma io credo che la prevalente sia, o dovrebbe essere, la conciliazione. In 40 anni di attività sono stato in giudizio due sole volte: una volta per un caso di brevetto e un’altra per una questione di proprietà e mi è dispiaciuto entrambe le volte. Tutte le altre controversie in cui mi sono trovato coinvolto sono state risolte con una transazione di un tipo o di un altro e spesso con l’aiuto di una persona saggia ed esperta. Credo che questo debba essere oggi la forma prevalente di risoluzione dei conflitti.
Perchè la conciliazione, piuttosto che il ricorso al tribunale o all’arbitrato? Prima di tutto perchè io sono quello che si può definire un fanatico del controllo. Desidero avere controllo sul risultato: buono, cattivo o indifferente, io voglio essere quello che decide.
Nella conciliazione entrambe le parti devono essere d’accordo sul fatto che la posizione a cui si arriva è quella che possono sostenere. Penso che questo sia preferibile, con tutto il rispetto per la Magistratura, ad un parere imposto dalla più saggia persona del mondo, perchè si può tornare a casa e dire: “Ho deciso che questa è la conclusione che volevo ottenere”. Spesso capita, a me e ai miei colleghi conciliatori, di ricevere lettere o telefonate da entrambe le parti che ringraziano soddisfatte e convinte di avere vinto. La parte soccombente raramente scrive lettere simili al giudice.
Prima di fare commenti bisogna definire la propria posizione. Non sono un avvocato, nè un giurista, sono un ingegnere ed un uomo d’affari. Ho quattro figli e ho detto loro di non diventare funzionari di banca, avvocati o drogati, questo per darvi un’idea dei miei latenti pregiudizi. Nonostante ciò, alcuni dei miei amici più cari sono avvocati e naturalmente lo sono anche molti dei miei colleghi. Eppure, come avvocati, voi dite: “Va bene, se ne può parlare di risolvere amichevolmente questa lite”.
Ma perchè allora non lo facciamo, semplicemente? Io so come parlare, il mio collega sa come parlare, entrambi conosciamo la legge, possiamo risolvere la questione senza l’intervento di una terza parte. Nei Tribunali italiani ci sono tre milioni di cause in attesa di giudizio. Fatelo! Scoprirete che in Italia, come ovunque, moltissimi di questi casi possono essere risolti da voi o con l’aiuto di una terza parte neutrale. Di conseguenza, anche l’arretrato diminuirà .
Quali sono i vantaggi del ricorso ad una terza parte neutrale? Io penso che sarebbe difficile per me, se fossi un avvocato, non diventare un’estensione del mio cliente, non assumere il suo caso e anche le emozioni che questo gli procura e questo rende difficile la soluzione.
Inoltre, quale avvocato che voglia conservare l’amicizia ed il rapporto con il cliente correrebbe il rischio di offenderlo dicendo verità spiacevoli? A volte si rivelerebbe molto utile puntualizzare il fatto che, agendo in una determinata maniera, non solo si agirebbe in modo scorretto, ma si rischierebbe anche di perdere, andando di fronte ad un giudice. Spiacevole da dirsi, specie se il cliente paga il conto.
La storia ci dimostra l’importanza della conciliazione. Raramente si è ottenuta la pace tra nazioni in guerra senza conciliazione, tranne in caso di vittoria schiacciante di una sull’altra e raramente si è trovato un accordo in questioni commerciali.
Nel nostro piccolo mondo, in California, noi amiamo pensare di averla inventata, ma non è vero. La conciliazione è nata 4.000 anni fa e si è diffusa nella cultura cinese e indiana, in Grecia e a Roma, sospetto molto tempo prima che qualcuno di noi parlasse di ADR. Questo era il modo in cui l’umanità sistemava i problemi, piuttosto che con un macigno in testa o con un atto di forza.
In California siamo i maggiori utilizzatori di questa tecnica, lo dico con orgoglio. Conosco i vostri problemi perchè sono gli stessi che avevamo noi: i tribunali impiegavano anni e anni per emettere una sentenza. Ora circa l’85% delle controversie commerciali in California ricorrono alla conciliazione e di queste circa il 90% vengono risolte e non arrivano in tribunale. Il tribunale si limita a dare la propria “benedizione” agli accordi raggiunti dalle parti. I campi di applicazione della conciliazione sono moltissimi.
Personalmente, io tratto solo vertenze fra grandi società e problemi ambientali, ma i miei colleghi si occupano di diritto familiare, diritto del lavoro, lesioni personali e questioni ambientali, ma il settore in cui si hanno i maggiori vantaggi è quello delle importanti controversie commerciali.
Per darvi un’idea dell’estensione del fenomeno, in California, in questo momento, ci sono 400 persone che si guadagnano da vivere lavorando a tempo pieno come conciliatori. La nostra esperienza degli ultimi 15 anni si sta ora diffondendo in tutti gli Stati Uniti, perchè la gente si rende conto dei vantaggi in termini di possibilità decisionale, costi e velocità . Ad esempio, in questi giorni mi sto occupando di un caso di rifiuti tossici, per il quale le parti erano in causa da 13 anni. Ci hanno consultato questa estate e penso che l’accordo sarà raggiunto tra qualche settimana. Fino ad oggi le parti hanno speso 16 milioni di dollari, di cui 14 per parcelle di avvocati e 2 per ripulire il rifiuto prodotto. È una pazzia! Questo è il mondo in cui viviamo!
E parliamo di diffusione mondiale. I miei colleghi inglesi potranno essere forse più precisi di me in propoisito ma, per darvi un esempio, questa primavera il giudice di un tribunale inglese ha spedito fuori dall’aula la British Airways e la Ryan Air dicendo: “Andate a risolvere il vostro problema in un monastero! Non sprecate il mio tempo, io ho cose più importanti da fare di una disputa su diritti di atterraggio o denaro”.
La Cina si è resa conto che non potrà avere investimenti stranieri diretti fino a che mancheranno delle norme giuridiche e noi stiamo collaborando con i cinesi per costituire un servizio di conciliazione in modo che, quando una società italiana, per esempio la Finmeccanica, va ad investire in Cina, esista un sistema di norme e un procedimento affidabile di soluzione delle liti. Prima la conciliazione e poi, eventualmente, l’arbitrato.
La situazione in India fa fare bella figura all’Italia. Il tempo medio che impiega una causa da quando arriva in tribunale a quando ne esce è circa 20 anni; non c’è giustizia. Quindi, in India c’è grande interesse per l’arbitrato e la conciliazione, e si sta perfezionando e incrementando l’uso di queste tecniche.
Stamattina ho sentito che in Italia vi sono oltre tre milioni di cause arretrate, ho sentito parlare di “blocco”. L’Italia si è resa conto, anche grazie a questo congresso ed al lavoro di centri come l’ADR Center, che questa è la tendenza del futuro.
Ovunque si sente dire: “Certo, questo può funzionare nella pazza California, ma non qui. Noi siamo diversi”. Quando, trent’anni fa, mi occupavo di macchinari per costruzione, costruii un dispositivo posto sul retro di un trattore, che frantumava il cemento e la pietra e poteva rimpiazzare l’uomo con un martello pneumatico. Dovunque tentassimo di venderlo, la prima cosa che ci dicevano era: “Funzionerà a Cleveland, ma non qui. Il nostro cemento è diverso, la nostra pietra è più dura” e io rispondevo: “Può essere vero, ma lasciate che ve ne portiamo uno per provarlo”. In questo modo lo abbiamo diffuso.
Una decina di anni fa cercavamo poi di convincere la città di New York ad installare un sistema automatico di riscossione del biglietto nella metropolitana e negli autobus, al posto della raccolta individuale di monete tariffa per tariffa. In America non abbiamo quel meraviglioso sistema europeo detto “sistema d’onore” che consente di acquistare una tessera annuale, perchè in America si pensa che nessuno si comporterebbe con correttezza. La città di New York ha contrastato il progetto e quando io ho sostenuto che a Parigi, Londra, San Francisco e Washington viene utilizzato un sistema in cui l’abbonamento passa attraverso un lettore, mi è stato risposto che a New York è diverso, perchè se l’abbonamento entra in una macchina che scala il costo della corsa ed esce da un’altra parte, il cittadino pensa che dentro ci sia un ometto che gli sostituisce la tessera con una di minor valore. Siamo diversi. Ho risposto che per New York studieremo un sistema in cui la tessera non lascia mai la mano del possessore, ma l’idea che quello che funziona qui non vada bene in India o in Cina è sbagliata, perchè la gente è gente e le liti sono liti. Di questo si è resa conto l’industria.
I dirigenti delle varie aziende del gruppo General Electric sono valutati in base a quanto spesso risolvono le controversie fuori dal tribunale, piuttosto che in base a quante vittorie riportano in un processo. Le compagnie di assicurazione di tutto il mondo ora spingono alla conciliazione prima di ricorrere al tribunale: è una tendenza emergente. ADR Center, in Italia, è all’avanguardia. Rimane il problema del guadagno: può questo incidere sui miei compensi di avvocato? Non ho elementi per dare un parere preciso, ma posso dire che quando ci incontriamo per una conciliazione, di solito la presenza di un cliente e due avvocati è all’ordine del giorno. Il costo della conciliazione, però, è in genere un quinto del costo degli avvocati che sono presenti in conciliazione. I principali studi legali inglesi e americani hanno creato sezioni al loro interno che si occupano esclusivamente di ADR. Un motivo ci sarà .
(Richard Sklar)