mirate alla familiarità e non all’amicizia. Una familiarità pregressa è dimostrata essere utile nelle meccaniche di ricerca delle informazioni e di ideazione delle soluzioni, grazie ad un migliore scambio dei dati raccolti e ad un approccio più costruttivo al problema. L’amicizia vera, invece, potrebbe costituire un ostacolo, poichè presumibilmente indice di una comunanza di interessi e, conseguentemente, di competenze e conoscenze, tra i vari membri del team. Il gruppo ideale è quindi quello formato da individui, con abilità diversificate, che hanno già collaborato (anche, eventualmente, scontrandosi di tanto in tanto).
Discutete le divergenze in anticipo. Per evitare che le differenze di vedute tra persone con forti personalità risultino problematiche, è consigliabile trascorrere in preparativi il doppio del tempo che si presume poi di passare al tavolo. È inoltre utile, in certi casi, preparare una serie di semplici segnali da utilizzare durante la conciliazione, da impiegarsi come indicazioni non verbali per i propri compagni (particolarmente utili, ad esempio, per segnalare a chi sta parlando che sta uscendo dal seminato).
Assegnate i ruoli e le responsabilità : un’altra cosa da decidere preventivamente è come meglio impiegare le abilità dei singoli. Il migliore ascoltatore del gruppo dovrebbe condividere coi compagni le sue osservazioni; il membro più esperto dovrebbe fungere da leader, da coordinatore; il miglior comunicatore dovrebbe agire come portavoce, in maniera sempre tranquilla ed attenta alle indicazioni del leader. Bisognerà quindi individuare tutti i possibili scenari che si manifesteranno al tavolo, nonchè interpretarli. Bisognerà anche stabilire in anticipo come prendere le decisioni future, possibilmente su base maggioritaria, essendo l’unanimità un caso piuttosto raro.