Il mese scorso, una corte d’appello della California ha dato un forte supporto alle clausole di conciliazione obbligatorie, stabilendo con una pronuncia che va data piena esecuzione ad una clausola che esclude il recupero delle spese legali a favore della parte che ha ottenuto una sentenza favorevole in giudizio, ma si era rifiutata di esperire il tentativo di conciliazione prima di iniziare il contenzioso.
Tale pronuncia è stata definita un “caso da manuale”in merito alle ragioni per le quali deve essere data esecuzione alle clausole che impongono alle parti il tentativo di conciliazione prima di iniziare il giudizio. Infatti, se le parti avessero dato corso alla conciliazione avrebbero potuto risparmiare migliaia di dollari di spese legali e anni di contenzioso.
Tale pronuncia si riferisce ad una controversia sorta in seguito al mancato acquisto di un immobile. In California, difatti, i contratti standard per l’acquisto di abitazioni contengono clausole di questo tipo, volte cioè ad evitare che la parte che ha rifiutato la conciliazione possa ottenere il rimborso delle spese legali qualora prevalga in giudizio.
Nel caso di specie Freis c/v Daveys, la parte attrice ha proposto la conciliazione con una lettera datata 30 novembre 2000. La controparte non ha dato una risposta positiva, suggerendo a Fries di iniziare il giudizio. Il ricorrente ha proposto una nuova conciliazione il 5 gennaio 2001, ma l’avvocato di Davey ha comunicato al difensore di Freis che il suo cliente non era interessato alla conciliazione. Solo alla vigilia del dibattimento, Daveys ha accettato di tentare la conciliazione, ma la sua condotta venne giudicata dalla Corte di Appello come un sostanziale rifiuto al tentativo di conciliazione.
All’esito del giudizio Daveys ottenne una sentenza favorevole e quindi agì per il recupero delle spese legali che la corte di primo grado accolse, ponendo a sostegno di tale richiesta la chiara intenzione di non rifiutare la conciliazione.
Ovviamente Freis propose appello. E a riforma della pronuncia di primo grado, la Corte d’Appello sostenne che, poichè esperire il tentativo di conciliazione proprio nel momento in cui sorge una controversia ha lo scopo di minimizzare i costi del dibattimento e/o dell’arbitrato, “permettere ad una parte di aspettare un anno, fino alla vigilia del dibattimento, per formalizzare una richiesta di conciliazione, indebolirebbe tale scopo della conciliazione“.
La Corte d’Appello argomentò la propria pronuncia, sostenendo che esperire il tentativo di conciliazione dopo un anno intero di attesa ne avrebbe in realtà garantito più il fallimento che il successo, poichè le parti hanno ormai speso così tanto tempo e denaro che le loro rispettive posizioni difficilmente potrebbero mutare.
Tale pronuncia si pone, pertanto, in linea con quella che è la giurisprudenza prevalente, secondo cui la parte che ha rifiutato il tentativo di conciliazione non ha diritto al rimborso delle spese legali qualora ottenga una pronuncia favorevole in giudizio.