Nella Relazione Annuale della Banca d’Italia presentata oggi 31 maggio 2013 dal Governatore Ignazio Visco all’assemblea ordinaria dei partecipanti, si evidenzia che: <<Nel dicembre 2012 la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale per eccesso di delega il tentativo obbligatorio di conciliazione introdotto nel 2010. L’eventuale reintroduzione dello strumento, opportunamente corretto per superare alcune criticità presenti nelle norme abrogate, potrebbe contribuire a ridurre il contenzioso.>>
Di seguito l’intero paragrafo della Relazione (pag. 117 e 118) dedicata alla giustizia civile:
Giustizia civile. – Per accrescere l’efficienza degli uffici giudiziari è stata realizzata la loro riorganizzazione territoriale accorpando le sedi minori e sono stati compiuti progressi nel processo di informatizzazione. Dal settembre 2012 sono attivi i “tribunali delle imprese”. Gli interventi, tesi ad accrescere il grado di specializzazione e a ridurre i tempi di lavoro e i costi di fornitura del servizio, sono coerenti con le indicazioni degli organismi internazionali.
Con efficacia dal 13 settembre 2013 sono stati soppressi 31 dei 166 tribunali di primo grado (e relative procure), tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale e 667 uffici del giudice di pace. È in corso di completamento il riordino delle dotazioni organiche del personale di magistratura negli uffici in cui sono stati realizzati gli accorpameni. Una ridefinizione complessiva degli organici di tutti gli uffici consentirebbe una più razionale distribuzione delle risorse sul territorio. È stato previsto l’utilizzo obbligatorio dello strumento telematico per le comunicazioni e le notificazioni effettuate dalle cancellerie e, da luglio del 2014, per il deposito degli atti processuali. È in fase di attuazione il programma di informatizzazione degli uffici del Mezzogiorno, finanziato per il tramite del Piano di azione coesione (cfr. L’economia delle regioni italiane, Banca d’Italia, «Economie regionali», di prossima pubblicazione).
Una recente indagine dell’OCSE segnala la rilevanza della specializzazione e dell’utilizzo delle tecnologie informatiche nell’assicurare una minore durata dei procedimenti. L’obiettivo di riduzione del contenzioso è stato perseguito mediante la previsione di filtri all’accesso in appello e in Cassazione e la revisione della procedura per il rico noscimento dei danni derivanti dall’eccessiva durata dei processi (legge Pinto). Anche per garantire l’efficacia di tali misure andrebbe affrontato il problema dell’arretrato, eventualmente con misure straordinarie.
Il decreto “sviluppo” ha introdotto un filtro di inammissibilità all’appello incentrato su una prognosi di non ragionevole fondatezza dell’impugnazione e ridotto i motivi che consentono il ricorso dinanzi alla Corte di cassazione. Il procedimento per la trattazione delle cause per equa riparazione (legge Pinto) è stato semplificato, sono stati previsti indennizzi predeterminati e calmierati e cause di non indennizzabilità. Nel 2011 le cause per equa riparazione erano 30.331, pari al 19 per cento dell’intero
contenzioso dinanzi alle Corti d’appello; nei vari gradi di giudizio risultavano pendenti quasi 5 milioni e mezzo di procedimenti.
Nel dicembre 2012 la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale per eccesso di delega il tentativo obbligatorio di conciliazione introdotto nel 2010. L’eventuale reintroduzione dello strumento, opportunamente corretto per superare alcune
criticità presenti nelle norme abrogate, potrebbe contribuire a ridurre il contenzioso.>>