Al trentesimo congresso nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati svolta a Roma dal 26 al 28 novembre dal titolo “I Magistrati e la forza del rinnovamento”, il Presidente Luca Palamara durante la sua relazione d’apertura ha dato atto al Governo che il D.Lgs. 28/2010 sulla mediazione è una delle riforme positive attuate per la migliorare la giustizia civile. In particolare, Palamara ha dichiarato che <<Molti interventi appaiono di indubbia valenza positiva…[tra i quali] la delega al Governo di uno o più decreti legislativi in materia di mediazione e conciliazione, in ambito civile e commerciale che poi si è concretizzata nell’emanazione del d.lvo 4 marzo 2010 n.28.>> e conclude affermando <<Infine occorre intraprendere decisamente e senza più indugi la strada della semplificazione e della drastica riduzione dei riti processuali. Sul punto è necessario che gli istituti della mediazione e della conciliazione, così come disciplinati dal d.lvo 4 marzo 2010 n.28, che ha dato attuazione alla delega contenuta nell’art. 54 della legge n. 69 del 2009, siano realizzati non come alternative al processo e come mezzi di “liquidazione” dei conflitti, ma come tramite per il loro superamento. E’ necessario che tutti gli indicati interventi vengano adottati tempestivamente per consentire il reale funzionamento della giustizia civile.>>
Anche Michele Vietti, vice presidente del CSM, ha esortato il Governo ad andare avanti sulla mediazione. Nella sua relazione ha sottolineato che <<Nel settore civile è indispensabile pensare anche ad una tutela non giudiziale di alcuni diritti, forse alla eliminazione delle residue competenze monocratiche in primo grado, alla individuazione di procedure specifiche per determinate questioni seriali, a meccanismi conciliativi efficienti in linea con il Decreto Legislativo sulla mediazione, alla razionalizzazione ed alla “bonifica” di alcuni settori del contenzioso previdenziale.>>
5 commenti
Uno dei pochissimi provvedimenti in cui il Governo e l’ANM concordono. Evidentemente la mediazione è uno strumento necessario e condivisibile.
Seguendo il congresso di Genova mi è venuta voglia di cancellarmi dall’Albo degli avvocati. Spettacolo indegno.
Configurata nei termini attuali, la mediazione finalizzata alla conciliazione crea un forte discincentivo al ricorso alla giustizia, soprattutto per l’aspetto attinente alle spese di giudizio, ciò che è tema assai sensibile nelle controversie bagatellari ma anche in quelle di importo non modesto.
Se si vuole creare un’anticamera <>,è indispensabile prevedere l’obbligatorietà dell’assistenza tecnica. La mediazione importa un sicuro sacrificio, sia pure parziale, dei diritti in contesa, e ciò PER DEFINIZIONE.
Non si può COSTRINGERE il cittadino a rinunciare pure parzialmente alle proprie spettanze per scopi di deflazione del contenzioso. Quanto meno, c’è bisogno di qualcuno che conosca professionalmente la materia e il possibile esito contenzioso cioè l’avvocato. Non me ne abbiano a male quanti fanno un altro lavoro ma costoro NON hanno studiato per decidere controversie ed assistere soggetti in lite.
Il successo della vera mediazione lo devono guadagnare sul mercato così come da tempo stanno facendo e non a mezzo di una legge che, sebbene avallata nelle sedi consultive, provoca (a me e a gente assai più qualificata di me) qualche prurito quanto a rispetto dei dettami costituzionali.
A mio sommesso avviso, si raggiungerà lo sperato effetto deflattivo ma a costo (implicito) del sacrificio della piena tutela dei diritti. Non mi pare cosa sperabile.
QUANTO AI BENEFICI PER I CITTADINI: NON VE NE SONO.
SI RIDUCE IL CONTENZIOSO, SI VELOCIZZANO(è da vedere) I PROCESSI, MA SI CREA UNA NON-GIUSTIZIA, UNA MEDIAZIONE OBBLIGATORIA APPUNTO. NULLA DI MALE A DIRE LE COSE PER COME STANNO.
GLI UNICI A GUADAGNARCI? LE IMPRESE, ANZI SOLO QUELLE DI NOTEVOLI DIMENSIONI. PERCHE’? PERCHE’ SE UN’IMPRESA HA 100 LITI, SE MEDIA e.g. UNA PARTE CONSISTENTE DI QUESTE OTTIENE UN RISPARMIO SULLE USCITE “DA CONTENZIOSO” CHI PAGA ? IL PRIVATO CITTADINO CHE SI RITROVA AD AVERE IL TIMORE(e fondato) DI FAR VALERE I PROPRI DIRITTI e QUINDI RINUNCIA PARZIALMENTE. CONTINUANDO CON L’ESEMPIO. IL RISPARMIO DI TOT EURO PER I CONTENZIOSI DELLE IMPRESE SARA’ PAGATO IN TERMINI DI MINORE SODDISFAZIONE DELLE PRETESE DELLE CONTROPARTI.
QUESTO NON PUO’ESSERE VENDUTO COME UN BENEFICIO PER IL CITTADINO.
Chiunque ha almeno i rudimenti dell’alta mediazione commerciale oppure dell’arbitrato sa bene che la competenza giuridica è fondamentale.
La mediazione obbligatoria, che pare peraltro necessaria, può passare a patto che siano i giuristi a proporre decisioni, chè questi hanno studiato per far ciò, con tutto il rispetto per le altre categorie che hanno studiato invece per FARE ALTRO.
Spero il concetto sia chiaro, non è necessario scomodare il Prof.Calabresi con i suoi commendevoli studi harvardiani sul Law and Economics…
L’effetto della mediazione obbligatoria è una tassa (implicita) per il (MAL)funzionamento della giuridizione.
Gentile Giuseppe,
allo scopo di favorire un sereno e costruttivo dibattito sulla mediazione, con piacere diamo spazio alle sue opinioni contrarie all’introduzione del tentativo di mediazione come condizione di procedibilità. Comprendiamo il suo pensiero, ma ci permettiamo di non condividerlo. Sulle questioni da lei sollevate (accesso alla giustizia, presenza di un avvocato che assiste le parti, costituzionalità, benefici per il cittadino, etc…) la rimandiamo al nostro articolo “Il tentativo obbligatorio di mediazione: tra pauere e realtà“, in cui abbiamo espresso il nostro pensiero.
In linea generale, credo che l’impatto di questa riforma debba essere valutata sulla base dei risultati concreti a un anno dalla sua attuazione. Personalmente ritengo che alla luce della situazione attuale, tenerci la “certezza” dello status quo è molto peggio “dell’incertezza” dell’insucesso della mediazione.
Cordiali saluti,
Leonardo D’Urso