Il Treasury Solicitor’s Department ha stimato in 2.5 milioni di sterline il risparmio in costi legali nei diciotto mesi successivi all’emanazione del Government Pledge (marzo 2001). Alla luce di questi dati, l’impegno delle autorità inglesi sul tema dell’ADR si fa sempre più intenso. Inizialmente solo il governo centrale, ora anche le autorità locali incoraggiano l’utilizzo della conciliazione e di altre forme di risoluzione alternativa delle controversie che vedono coinvolta l’amministrazione inglese.
Il governo vuole dimostrare che esistono vie più flessibili, costruttive e assai meno onerose per condurre a termine in modo produttivo le liti. “Molto spesso – sostiene il Lord Chancellor Alexander Irvine – esistono metodi alternativi più semplici, più rapidi, meno costosi e meno stressanti per gli interessati rispetto ad un contenzioso dinnanzi alla Corte”.
Il Government Pledge inglese, emanato a marzo del 2001, prevede che le procedure di ADR saranno utilizzate nei casi ritenuti idonei, qualora l’altra parte dichiari di accettarle. Per favorire questa scelta, il governo ha introdotto una guida sulle opzioni disponibili da sottoporre alla controparte ed ha inserito delle apposite clausole in alcuni contratti standard. Sono stati inoltre messi a punto sistemi per monitorare l’efficacia di questa iniziativa.
Un rapporto del Lord Chancellor Department (LCD) mostra come siano 49 i casi risolti o in via di risoluzione mediante l’utilizzo della conciliazione o di procedure simili dall’entrata in vigore del Pledge governativo. L’utilizzo dell’ADR è iniziato solo apparentemente in modo lento; molto incoraggiante è il forte impegno che i vari enti governativi hanno dimostrato. Il Lord Cancellor ha dichiarato: “il pledge viene evidentemente preso sul serio ed un forte entusiasmo si sta diffondendo nell’ambito dell’amministrazione”.
Il crescente ricorso a procedure alternative per la risoluzione delle controversie in Inghilterra è ben visibile anche in altri settori dell’amministrazione pubblica.
L’Office of Government Commerce (OGC), nell’aprile 2002, ha pubblicato una guida sulla risoluzione delle liti atta a favorire l’uso della conciliazione affermando che “essa dovrebbe essere considerata come la via preferita per la risoluzione delle liti nei casi in cui la negoziazione convenzionale sia fallita o stia facendo scarsi progressi”. La guida aggiunge che “la conciliazione fornisce tutti i vantaggi di una negoziazione convenzionale, ma la presenza di un soggetto neutrale può rendere la contrattazione più efficace”.
Una relazione del governo sulla situazione dei tribunali del lavoro nell’agosto 2002 ha incentivato l’uso della conciliazione nelle controversie di lavoro, raccomandando la messa a punto di schemi pilota.
Anche nel contesto dell’attività governativa di pianificazione, nel senso più lato del termine, ci si muove in questa direzione, secondo quanto annunciato dall’ufficio del Primo Ministro. I ministri interessati, inoltre, hanno approvato l’introduzione di uno schema di conciliazione per la risoluzione delle liti nel settore delle partnership governative con il mondo del volontariato.
La direzione intrapresa oggi dall’amministrazione centrale inglese ed i risparmi derivanti dall’utilizzo delle nuove procedure sta convincendo anche le autorità locali a fare altrettanto. Sebbene queste non siano vincolate dal “pledge” governativo, è da attendersi che l’uso della conciliazione possa diventare molto esteso anche a livello degli enti locali e che la risoluzione contenziosa diventi una procedura da utilizzare solo in via eventuale e successiva.
L’Ufficio del Primo Ministro ha anche emanato uno schema di circolare ove si chiede alle autorità locali di prendere in seria considerazione le procedure di ADR. Nella circolare queste autorità sono invitate ad adottare una “procedura di risoluzione delle controversie veloce, efficiente e contenuta nei costi e ad inserire nei contratti clausole sull’utilizzo di alternative al ricorso alla giustizia ordinaria”.
Sul tema è intervenuta direttamente anche Baroness Scotland, del Lord Chancellor Department, che sta svolgendo un’opera di sensibilizzazione presso le autorità locali per l’utilizzo, ove possibile, della conciliazione e per l’inserimento di una specifica clausola nei contratti con i fornitori.
Le numerose iniziative intraprese a livello centrale e locale da parte dell’amministrazione inglese mostrano dunque, in maniera assai evidente, come il ricorso a procedure alternative per la risoluzione delle controversie sia non solo vantaggioso nei rapporti tra privati, ma costituisca inoltre una risorsa rilevante per ridurre il contenzioso giudiziario nei rapporti tra amministrazione pubblica, cittadini e imprese.
Il Government pledge inglese indica quindi una possibile strada anche per l’amministrazione italiana, da percorrere con convinzione se si vuole ridurre sia il carico giudiziario pendente sia i relativi (e spesso assai considerevoli) costi legali.
(Giuseppe De Palo, Alessio Rincetti)